Istat, quindici capoluoghi in deflazione | La crisi non accenna a lasciare l’Italia

di Redazione

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Istat, quindici capoluoghi in deflazione | La crisi non accenna a lasciare l’Italia

| venerdì 12 Settembre 2014 - 13:43

L’Italia entra in deflazione per la prima volta dopo oltre 50 anni: lo confermano i dati dell’Istat, che registrano per agosto un indice dei prezzi in calo dello 0,1% rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Quindici grandi città del Bel Paese sono in deflazione. Tra i capoluoghi di regione e delle province autonome è Bolzano (+1,1%) la città in cui i prezzi registrano gli incrementi tendenziali più elevati. Seguono Cagliari (+0,7%), Palermo, Aosta (per entrambe +0,6%) e L’Aquila (+0,5%). Aumenti su base annua contenuti si rilevano per le città di Napoli (+0,2%), Catanzaro e Trento (per entrambe +0,1%). Ad Ancona i prezzi sono fermi rispetto ad agosto 2013.

Nei rimanenti capoluoghi di regione, i prezzi sono in diminuzione su base annua, con Venezia e Torino che presentano le flessioni più ampie (rispettivamente -0,8% e -0,6%). Con riferimento ai grandi comuni con più di 150.000 abitanti che non sono capoluoghi di regione, il tasso di inflazione più elevato interessa Messina (+1,0%); a Ravenna i prezzi sono fermi rispetto ad agosto 2013; Verona registra una flessione su base annua dei prezzi dello 0,7% (più ampia di quella rilevata a luglio quando era pari a -0,5%) mentre Livorno segna un’attenuazione della flessione tendenziale (-0,5%, da -0,7% del mese precedente).

In lieve diminuzione su base annua anche i prezzi a Reggio nell’Emilia e a Padova (per entrambe -0,1%). E, parallelamente, salgono a 15 il numero di città che registrano prezzi in calo su base annua: Potenza, Reggio Emilia e Padova (-0,1%); Roma, Perugia, Bologna e Genova (-0,2%); Bari, Trieste, Firenze e Milano (-0,3%); Livorno (-0,5%); Torino (-0,6%); Verona (-0,7%); e Venezia (-0,8%).

La deflazione è il vero pericolo dell’economia europea, e italiana in particolare, visto che, insieme a quella greca, è quella più debole del continente. Il nostro Paese, infatti, non è solo in recessione, ma è anche in deflazione. Il combinato disposto di queste due realtà rende la situazione economica al limite del sopportabile perché non solo in Italia il valore dell’economia diminuisce (-0,2% nel secono trimestre) ma la deflazione rende molto più difficile l’uscita dal tunnel.

I dati sulle stanno a dimostrare che i problemi da affrontare sono molto più grandi di quello che si pensa: se con una manovra (fatta di tagli e/o di tasse questo si vedrà a settembre) i conti pubblici possono tornare a viaggiare sui binari del 3% nel rapporto tra deficit e Pil, più difficile è affrontare il nodo del calo dei prezzi: una delle tante “bestie nere” sul tavolo del governo.

“Il dato sull’inflazione rispecchia lo stato disastroso dei consumi delle famiglie, che nel nostro paese sono in picchiata libera”. Cosìil presidente del Codacons, Carlo Rienzi, commentando in una nota l’andamento dei prezzi al consumo registrato dall’Istat. Secondo l’associazione a tutela del consumatore l’entrata in deflazione è dovuta alla “riduzione degli acquisti da parte degli italiani”. E, prevede, “andrà ancora peggio nei prossimi mesi”.

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