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Ebola, diagnosticato il primo caso negli Stati Uniti | Lorenzin: “In Italia sistemi di controllo attivi”

Il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) di Atlanta ha annunciato il primo caso diagnosticato negli Usa di ebola, l’epidemia di febbre emorragica che sta spaventando tutto il mondo e che ha provocato migliaia di morti, soprattutto in Africa.

Il paziente sarebbe arrivato in Texas dopo essere stato contagiato in Liberia, uno dei paesi dell’Africa occidentale maggiormente colpito. Giunto negli Usa il 20 settembre, ha iniziato a manifestare i primi sintomi della febbre emorragica il 24, ed è stato ricoverato il 27 settembre nell’ospedale presbiteriano di Dallas, dove il contagio è stato confermato tre giorni dopo: l’uomo è stato subito messo in isolamento e il personale sanitario messo in sicurezza.

“È venuto negli Stati Uniti per visitare alcuni familiari che vivono in questo Paese” ha spiegato Thomas Frieden, direttore del Cdc, che sembra escludere che il paziente sia un cittadino americano. In queste ore la priorità, oltre a curare il malato in terapia intensiva, è quella di individuare tutte le persone che sono state in contatto con lui da quando è arrivato dall’Africa.

Il presidente americano Barack Obama ha telefonato al direttore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc), Tom Frieden, che “lo ha aggiornato sul caso di ebola diagnosticato a Dallas”. Lo ha reso noto la Casa Bianca, aggiungendo che Obama e Frieden hanno “parlato dei rigidi protocolli di isolamento in base ai quali viene curato il paziente e degli sforzi per rintracciare i contatti del paziente per mitigare i rischi di ulteriori casi”.

Per quanto riguarda l’Italia, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha assicurato che “siamo pronti anche per l’evacuazione di eventuali nostri pazienti. Già da mesi, per quanto riguarda i sistemi di sicurezza, abbiamo allertato il circuito diramando circolari e misure di controllo per le navi merci che provengono dai Paesi infetti e per gli aeroporti”.

Lorenzin ha tuttavia tenuto a sottolineare come al momento “il tema non è tanto la possibilità che cittadini infetti provenienti dai Paesi africani possano arrivare in Europa, quanto la possibilità che cittadini europei che operano in quelle nazioni possano infettarsi. I sistemi di monitoraggio – ha aggiunto – stanno funzionando, come dimostrato da tanti falsi allarmi che ci sono stati. Quello di cui dobbiamo preoccuparci è di fermare l’epidemia, perchè se dovesse diffondersi, allora potrebbe creare problemi per il trasporto delle persone in tutto il mondo”.

L’ultimo bilancio dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stimava che al 24 settembre, si registrano 3.500 morti e 7.269 casi. I Paesi più colpiti restano la Guinea, la Liberia e la Sierra Leone.

Redazione

Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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