Informazione, i siciliani preferiscono la tv | Ma la pubblicità punta su Internet

di Alessia Bellomo

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Informazione, i siciliani preferiscono la tv | Ma la pubblicità punta su Internet

| lunedì 13 Ottobre 2014 - 11:33

La pubblicità è fondamentale per lo sviluppo delle imprese: l’economia zoppicante dell’Italia si ripercuote su tutti i settori e in Sicilia si prova a fare il punto della situazione al convegno “Quanto vale la pubblicità in Sicilia”, organizzato nella sede di Confindustria Sicilia a Palermo.

Aziende e addetti del settore delineano tramite i dati registrati da Demopolis e dall’Istituto Tagliacarne lo scenario dell’Isola. Il primo vettore di comunicazione per le imprese, la pubblica amministrazione e le altre organizzazioni sono le affissioni esterne. Ma è Internet a catalizzare il 9% della spesa pubblicitaria, con quasi 14 milioni, superando così la televisione: a svelarlo è la ricerca dell’Istituto Tagliacarne.

Un dato in controtendenza con il resto del Paese, dove il piccolo schermo risulta il mezzo di comunicazione che raccoglie la maggior quota di spesa pubblicitaria. Del resto i siciliani per informarsi preferiscono la tv. Poi ci sono carta stampata e radio, che restano i punti di riferimento importanti.

Ovviamente cresce in modo significativo la fruizione di Internet. Secondo l’indagine dell’Istituto Demòpolis su “Comunicazione e fruizione dei Media in Sicilia”, la tv mantiene l’egemonia dell’informazione con l’85%. “Con la crescita della fruizione di Internet, cresce anche il Digital divide, con un milione e 700 mila siciliani che restano ancora fuori dalla Rete”, ha spiegato il direttore dell’istituto Demopolis Pietro Vento: “Solo l’1% dei siciliani accede al sito della Regione siciliana. Per il 25% dei cittadini residenti nel’Isola, la tv resta l’unica fonte di informazione”.

La crisi comunque ha colpito l’informazione prepotentemente, influendo sul mercato pubblicitario: tra il 2008 e il 2012, in Sicilia c’è stato un crollo negli investimenti pubblicitari del 44%. “Con l’ascesa di Internet, c’è una frammentazione ancora più grande del sistema produttivo, con la stampa in crisi. Anche i grandi del settore sono in crisi”, spiega Paolo Cortese dell’Istituto Tagliacarne “Ma hanno un patrimonio maggiore e i mezzi che permettono la rimodulazione della strategia, arrivando a una reazione”.

In Italia nel biennio 2012-2013 il calo della spesa pubblicitaria in Italia si attesta a circa il 10% medio annuo. A metà 2014, il numero di imprese del settore Pubblicità ammonta a 30.040 unità, segnando una flessione del 3,3%. Ad aver risentito della fase congiunturale sfavorevole nel sistema pubblicitario sono stati la televisione (57,2%), la radio (46,7%) e la stampa (45,7%); seguono il web (45%), il cinema (43,3%), le affissioni (37,3%) e infine la stampa di periodici(36,85).

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