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Riforme pensionistiche for Dummies (per negati)

In settimana il Governo dovrebbe approvare la Legge di Stabilità 2015, detta anche legge di Instabilità, detta anche Legge A come atrocità, Doppiattì come Terremoto e Tragedia, L come Lagodisangue e via dicendo.

Questa legge ha lo scopo di regolamentare, tra le altre cose, nuove manovre pensionistiche sì rocambolesche che è inutile pure far finta di riuscire a capirle. Ciò che potrebbe essere riassunto con le semplici parole: ‘Non avrete mai la pensione, tiè’, viene allungato e colorato da giornalisti e telegiornalisti come se avessero paura di andare al sodo. In realtà il sodo è bello e noi ci andiamo correndo, altrimenti sai la noia.

Ed eccolo, il sodo: nasci, studi, precario, precario, precario, precario, manca un giorno alla pensione, morte. Chiamarlo furto del futuro ormai sarebbe anche riduttivo, se consideriamo che anche il presente non è proprio nelle mani della generazione presente, diciamo che è un furto e basta. Non solo di speranze ma anche di dindini, cucuzze, sardella, e poi ogni regione ha il suo modo di chiamare il vil danaro.

Oggi, poi, la combo danno&beffa: ‘Se non avete soldi per pagare le tasse, potete donare allo stato le opere d’arte’. E chi di voi pezzenti non ha un Picasso in casa? Caro Ministro Franceschini, rifletta. Se ogni italiano si privasse della sua collezione di Degas e Rembrandt per pagare le tasse cosa appenderemmo alle pareti del bagno? Glielo dica lei al metalmeccanico di Sassuolo che deve lasciare il giardino vuoto perché Amore e Psiche del Canova va allo Stato, e vediamo che risposta ottiene.

Oltretutto, cari amici, non è che ogni opera d’arte che avete in casa è benaccetta. Le opere di cui vi liberate devono anche essere coerenti con le collezioni pubbliche, altrimenti ciao, non le vogliono. Cioè, e di tutti i Warhol che tengo in garage cosa me ne faccio adesso? Il guaio è che lissù sono convinti che gli italiani (che non possono pagare le tasse) posseggano opere d’arte.

Tornando alla legge Lacrime&Sangue. In sostanza, c’è un sistema di entrate e uscite che non funziona e non mi vado a ingarbugliare sul perché e per come in quanto si dovrebbe parlare necessariamente del funzionamento di INPS, INPDAP, ENPALS, INPGI, INPFNIJANSXOQ. Se volete saperne di più c’è internet. Grazie a questo sistema, anche chi ha versato contributi tutta la vita si deve accontentare di una pensione misera perché i fondi vengono presi dai contributi dei lavoratori di oggi. Un minuto di silenzio per i lavoratori di oggi, in Italia, cioè trenta persone.

Dunque, l’INPS in parole povere, non ce la può farcela e lo Stato è stanco di dividere i soldi con il popolo, perché lo Stato non solo garantisce stipendi da imperatori ai politici, ma integrava anche i fondi contribuendo con l’80% alle pensioni. Dovere di cronaca. Adesso però non ha più intenzione di farlo e tutti coloro che hanno iniziato a versare contributi dopo il 1996, o che ancora devono iniziare, si dovranno piangere le tre lire che arriveranno dall’INPS, cosa che peraltro accadrà quando avranno 200 anni perché per ovviare al problema, l’età pensionabile sarà alzata fino alla soglia del sovrannaturale.

Governo: “Tu, italiano qualsiasi, calcola l’età della tua pensione su internet.”

Italiano qualsiasi: “Lo strumento ha lo spazio per numeri a tre cifre?”

Governo: “è stato dimostrato scientificamente che l’uomo può vivere fino a 180”.

Ma nel non riuscire ad ottenere la pensione ci sono anche lati positivi. Ad esempio non farò mai la fila alle poste, da vecchia, per ricevere cento euro e quando esco da lì, sfranta e affamata, essere scippata da due deficienti in motorino.

Però ha ragione il professor Brambilla (non è inventato, insegna alla Cattolica) quando dice che i giovani vanno informati, i giovani devono sapere. Brambilla suggerisce anche di costruirsi un piccolo tesoretto personale, possibilmente sotto il materasso, rapinando una banca, in Svizzera. Cari, giovani d’oggi, voi chiedete amore, io chiedo la pensione.

Eugenia Nicolosi

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Eugenia Nicolosi
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