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E-Care, Fastweb si difende: “La procedura di mobilità non dipende da noi”

Procedura di mobilità aperta per 489 lavoratori della sede di Cesano Boscone di E-Care, società di customer care che contava fra i suoi clienti Fastweb. E proprio da un mancato rinnovo di una commessa per il gruppo tlc che, secondo quanto spiegato da E-Care, sarebbe partita la decisione di aprire la procedura di mobilità.

“La scelta di E-Care di aprire la procedura di mobilità non può essere addebitata a Fastweb”, afferma in una nota il gruppo di tlc che fa capo a Swisscom nel giorno in cui i dipendenti dell’azienda di call center hanno manifestato in piazza a Cesano Boscone (Monza Brianza). Secondo l’azienda, per la commessa in oggetto, E-Care avrebbe impiegato un massimo di circa 150 persone nell’ultimo anno, in pratica meno di un terzo dei dipendenti.

Sempre Fastweb inoltre precisa che già nel 2012 aveva comunicato ai vertici di E-Care che il contratto di customer care inbound non sarebbe stato rinnovato alla scadenza di settembre 2013 a seguito della razionalizzazione delle commesse di customer care. Ma su richiesta della stessa E-Care, Fastweb aveva accetto di prolungare il contratto di un ulteriore anno, sino a settembre 2014, per favorire una adeguata programmazione delle attività in vista della cessazione dell’accordo.

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Sulla questione è intervenuto anche il vicepresidente del Consiglio regionale lombardo, Fabrizio Cecchetti che nell’esprimere “solidarietà e vicinanza” ai dipendenti della E-Care da parte di tutto il Consiglio regionale dopo aver incontrato i lavoratori e la dirigenza dell’azienda a margine del presidio di protesta indetto dalle RSU davanti ai cancelli dello stabilimento di Cesano Boscone, ha dichiarato che martedì 21 incontrerà l’assessore alle Attività produttive Mario Melazzini perché “dobbiamo agire subito. Occorre infatti aprire urgentemente un tavolo regionale di confronto tra le parti per trovare al più presto delle soluzioni che possano salvaguardare gli attuali livelli occupazionali e scongiurare i licenziamenti. La situazione è grave e non possiamo permettere la perdita di altri posti di lavoro”.

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Maria Teresa Camarda

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Maria Teresa Camarda
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