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Italia-Croazia, 17 arresti per gli scontri di San Siro. Kovac: “Chiedo scusa, questo non è calcio” VD

Non solo calcio a San Siro. L’incontro di qualificazione ad Euro 2016 tra Italia e Croazia, pareggiato per 1-1, si è trasformato nell’ennesimo teatro di scontri tra i tifosi croati (in primis della Dinamo Zagabria) e le forze dell’ordine presenti nell’impianto milanese.

Diciassette persone sono state arrestate dopo la partita, sospesa per il lancio di fumogeni per quasi dieci minuti, e adesso la Uefa medita seri provvedimenti: “È sempre la stessa cosa, non capisco perché lo facciano – ha dichiarato il centrocampista Luka Modric – ed è un peccato avere dei tifosi così. Non so perché continuino a fare queste cose e a comportarsi così: tutto questo è una pazzia”.

Anche il ct croato non riesce a capacitarsi per le tristi e violente esibizioni dei tifosi croati: “Ho chiesto scusa in campo all’Italia, ora lo chiedo a tutti: quanto successo coi nostri tifosi non è ammissibile – ha detto Kovac – Il nostro popolo non è così. Sconfitta a tavolino? Non credo. Ero solo a chiedere di smettere ai nostri tifosi, ma in quel momento dovevo farlo”.

“Una cosa del genere era già successa in Svizzera e non deve più ripetersi – ha proseguito  -. Questo non è calcio: allo stadio c’erano famiglie e bambini, non lo ammetto. E il popolo croato è amichevole, non è questo. Provvedimenti dell’Uefa? Ci sarà sicuramente un’indagine, delle risultanze e delle punizioni. Ma la partita è finita regolarmente, il risultato è stato 1-1 e rimarrà quello: le squadre avranno tutte e due un punto”.

Daniele De Rossi trattiene a stento la propria rabbia per l’accaduto: “Non è stato bello quello che è successo. Negli stadi purtroppo entra di tutto, e non so perché”. “Ho avuto davvero paura che la partita potesse essere definitivamente sospesa – ha proseguito il ct azzurro Antonio Conte – l’arbitro era molto determinato, se non avessero smesso, l’avrebbe chiusa”.

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Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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