“La crisi è superata. L’America è risorta dalla recessione. È ora di voltare pagina e di aprire un nuovo capitolo”. Così il presidente americano Barack Obama durante il sesto discorso sullo stato dell’Unione”.
La sfida più difficile è stata vinta e tutti devono godere della ripresa economica, soprattutto la classe media che in questi anni ha sofferto più degli altri.
“Non possiamo accettare un’economia che dia vantaggi enormi solo a pochi, ma bisogna impegnarsi per un’economia che generi un aumento dei redditi e delle possibilità per tutti”, continua Obama.
Il presidente americano ha poi annunciato la sua rivoluzione sul fronte delle tasse, con l’aumento del carico fiscale sui super ricchi e sulle grandi banche e imprese per rafforzare il sistema di sgravi e agevolazioni a favore delle famiglie.
Obama chiarisce che non ha più nulla da perdere: “Non devo fare più campagne elettorali. Ne ho vinte già due”. Lascia intendere però ai suoi avversari che il ruolo di “anatra zoppa” gli sta stretto. E che, se necessario, nei due anni che gli rimangono alla Casa Bianca porterà avanti le sue istanze anche a colpi di decreto e di veti.
Il presidente degli Stati Uniti è pronto a mettere il veto sulle nuove sanzioni all’Iran, così come sulle modifiche all’Obamacare, sul gasdotto Keystone e sulle norme con cui la destra vuole bloccare la sua riforma dell’immigrazione.
Per quanto riguarda il terrorismo, Barack Obama assicura che i jihadisti dell’Isis saranno sconfitti e chiede al Congresso che autorizzi l’uso della forza, per mostrare al mondo che siamo uniti in questa lotta. “Continueremo a dare la caccia ai terroristi e a smantellare le loro reti – afferma Obama – e ci riserviamo il diritto di agire unilateralmente contro i terroristi che pongono una minaccia diretta a noi e ai nostri alleati”.
Ricorda poi gli attacchi che hanno scosso la Francia: “Da una scuola in Pakistan alle strade di Parigi, siamo con la gente che nel mondo è stata colpita dai terroristi”.
Obama ha toccato tutti i temi: dalla piaga del razzismo che ancora affligge l’America alla questione femminile, sottolineando come nel 2015 sia inaccettabile e assurdo che le donne, a parità di lavoro, non guadagnino come gli uomini. Passando per il riconoscimento delle nozze e dei diritti per i gay, pronunciando per la prima volta nella storia degli Stati Uniti i termini “trasgender” e “bisessuale”. Per Cuba, Obama chiede la fine dell’embargo.
Un passaggio anche per Papa Francesco: ”Come sua Santità ha detto, la diplomazia è un lavoro fatto di piccoli passi. Questi piccoli passi aprono una nuova speranza per il futuro di Cuba”. Un plauso arriva da Hillary Clinton, probabile candidata alla sua successione.
È deluso invece Mitt Romney, anche lui probabile candidato nel 2016. Ma il giudizio ufficiale dei repubblicani viene affidato alla senatrice Joni Ernst: “Da Obama politiche che ci porterebbero al fallimento”.