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Impiantate tre mani bioniche in pazienti austriaci | La protesi artificiale è azionata con il pensiero

Tre uomini austriaci rimasti paralizzati a una delle mani hanno potuto riconquistare la normalità grazie all’impianto di una “mano bionica”. L’unicità di questo arto artificiale consiste nel fatto che è possibile comandarlo attraverso il pensiero: si tratta infatti di una protesi robotica che si aziona attraverso dei sensori che captano i piccoli segnali nervosi residui.

A sviluppare questa nuova tecnica, denominata “ricostruzione bionica” è stato un gruppo di ricercatori dell’Università di Vienna guidati da Oskar Aszmann, in collaborazione con l’italiano Dario Farina, direttore del Dipartimento di ingegneria della neuroriabilitazione all’Università di Gottingen (Germania).

I tre uomini operati avevano riportato – a seguito di incidenti – lesioni del “plesso brachiale”, ovvero a quel sistema di nervi che trasmette dalla spina dorsale i segnali nervosi alle braccia e alle mani permettendone movimenti e sensibilità. Questo tipo di danni causano la perdita dell’uso della mano.

La procedura di ricostruzione “bionica” è stata molto complessa ed è stata realizzata in diverse fasi. Inizialmente, tramite dei sensori (elettrodi) si captano i segnali nervosi residui presenti nei nervi del plesso rimasti sani. Si tratta segnali troppo deboli per muovere la mano, ma che invece sono di intensità sufficiente a comandare l’arto artificiale, una volta che questo è collegato all’avambraccio.

I pazienti prima dell’operazione hanno dovuto seguire un vero e proprio “allenamento mentale” (training cognitivo) per imparare e gestire e comandare questi segnali nervosi residui. Successivamente la loro mano non più funzionante viene amputata e al suo posto viene collegata (non è un vero impianto perché la mano artificiale non è connessa direttamente alle strutture ossee del paziente) la protesi. Dopo si ha la fase di riabilitazione post-intervento  in cui il paziente impara a usare la sua mano nuova.

Redazione

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