Catania, corpo carbonizzato in una scarpata | Gli inquirenti seguono la pista passionale

di Redazione

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Catania, corpo carbonizzato in una scarpata | Gli inquirenti seguono la pista passionale

| lunedì 09 Marzo 2015 - 08:54

Il cadavere carbonizzato di un uomo è stato trovato dai carabinieri a Paternò (Catania), in contrada Monaco, dentro una Toyota “Aygo” finita in una scarpata. Secondo gli investigatori sarebbe quello di Massimo Pappalardo, 32 anni, incensurato, residente a Valverde.

Il cadavere di Pappalardo è stato trovato sul sedile posteriore dell’auto intestata alla madre, ma che lui era solito utilizzare. Il posto del ritrovamento della Toyota Aygo è lontano dalla strada abituale percorsa dalla vittima per rientrare a casa. Per questo i carabinieri ritengono probabili due ricostruzioni sulle modalità: che sia stato ucciso in un altro posto o che il delitto sia maturato al culmine di una lite scoppiata durante un appuntamento per un ‘chiarimento’. La vettura sarebbe stata poi lanciata in un dirupo, cosparsa di liquido infiammabile, che era in una tanica che è stata trovata da militari dell’Arma, e, infine, appiccato il fuoco.

L’allarme è stato dato da una centrale operativa collegata all’antifurto satellitare dell’auto. Sul posto per i rilievi, assieme a carabinieri del comando provinciale di Catania e della compagnia di Paternò, sono intervenuti anche militari della Squadra investigativa scientifica. Esami medici e autopsia sono affidati al dottor Giuseppe Ragazzi.

Gli investigatori escludono collegamenti con la criminalità organizzata: Pappalardo, incensurato, è ritenuto ‘pulito’ e totalmente estraneo a quel tipo di mondo. Per questo seguono piste che riconducono alla sfera personale della vittima, compresa la sua vita sentimentale, caratterizzata da una relazione con una donna separata. I carabinieri, per ricostruire la personalità di Pappalardo e le sue più recenti frequentazioni, stanno interrogando familiari e amici della vittima e delle persone che frequentava. La Procura di Catania ha aperto un’inchiesta coordinata dal procuratore Giovanni Salvi e dal sostituto Rosaria Molè

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