Il premier uscente Benjamin Netanyahu rimonta e vince a sorpresa sul Fronte Sionista di centro sinistra di Isaac Herzog.
Il Likud ha conquistato 29 seggi sui 120 della Knesset mentre nel 2013 ne aveva ottenuti solo 18, 5 in più dei favoriti. Vero ago della bilancia è Kuluna, il movimento di centro, fondato lo scorso novembre da Moshe Khalon che, con 10 seggi, diventano decisivo per la formazione del governo.
Netanyahu ha rivendicato la vittoria e ha annunciato di aver “chiesto a tutti i leader dei partiti di destra di formare entro due o tre settimane, senza indugio un governo forte e stabile capace di occuparsi sicurezza e benessere per tutti i tutti cittadini di Israele”. Il leader israeliano potrebbe entrare nella storia come il premier più longevo nei 67 anni di storia di Israele: è stato primo ministro la prima volta dal 1996 al 1999 e poi dal 2009 ad oggi. Da quando il presidente Rivlin gli assegnerà l’incarico avrà 42 giorni per ottenere la fiducia.
La vittoria di Netanyahu riapre il confronto con gli Stati Uniti. I rapporti con Barack Obama sono ai minimi storici a causa delle divergenze sul processo di pace con i palestinesi e sul programma nucleare iraniano. Su questi due fronti Israele potrebbe trovarsi isolato, per l’opposizione degli Usa e anche per quella dell’Unione Europea che spinge per la creazione di uno Stato palestinese, sempre osteggiata da Netanyahu.
L’Anp ha espresso, a scrutinio ancora in corso, la sua delusione anticipando che i palestinesi chiederanno ugualmente il riconoscimento unilaterale dello Stato palestinese all’Onu e dal maggior numero possibile di Paesi. Dal canto suo, Netanyahu ha vinto puntando sulla destra e facendo leva sulle paure dei suoi concittadini, promettendo di lottare contro la minaccia alla sicurezza dello Stato ebraico rappresentata dalla Palestina, dal programma nucleare iraniano e dall’avanzata dello jihadismo dell’Isis e delle altre sigle del terrorismo islamico.