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Ritrovati un Picasso e una statua del III secolo | Stavano per essere venduti illegalmente all’estero

I Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, a conclusione di attività investigativa, hanno recuperato tre opere di straordinario valore artistico per una stima economica di oltre 30 milioni di euro: un complesso scultoreo di mitra tauroctono di assoluta rarità e bellezza artistica, una tela del maestro Picasso di cui si erano perse le tracce, uno straordinario dipinto del Carlevarijs.

Il gruppo scultoreo proviene da scavo clandestino in ragione della presenza di concrezioni terrose e inclusi naturali riscontrati al momento del sequestro. L’attenzione dei carabinieri si è concentrata sulla zona di Fiumicino, quale crocevia del traffico dei beni scavati clandestinamente. Durante uno dei numerosi servizi, è stato individuato un furgone sospetto: una volta perquisito, tra le piante e sotto il telone, è stata rinvenuta una scultura marmorea raffigurante una figura maschile nell’atto di abbattere un toro circondato da altri piccoli animali, tipica iconografia del Dio Mitra.
La ricostruzione investigativa ha consentito di ricostruire come il “Mitra” fosse in viaggio per la Svizzera, dove sarebbe stato collocato sul mercato illecito internazionale.
La casa d’aste Sotheby’s, in nome e per conto di un pensionato romano che dichiarava di esserne l’attuale proprietario, al fine di ottenere il rilascio dell’attestato di libera circolazione, presentava all’Ufficio Esportazioni di Venezia il dipinto olio su tela “Violin e boati & de bass”, di cm 54 x 45, datato 1912 ed attribuito al noto artista Pablo Picasso. In ragione dell’eccezionale rilevanza storico artistica del dipinto, il valore dichiarato pari a 1,4 milioni di euro appariva troppo basso per una opera del celebre maestro spagnolo, suscitando il sospetto di falsità della stessa ed il conseguente interesse degli investigatori. Le indagini intraprese dalla Sezione Falsificazione ed Arte Contemporanea del Reparto Operativo, infatti, consentivano di contestualizzare una storia, a tratti incredibile e tuttora in corso di approfondimento investigativo. Emergeva infatti, che il quadro era entrato nella disponibilità del pensionato nel 1978, periodo in cui gestiva un’attività commerciale di corniciaio a Roma. In quel periodo si presentò, presso il suo laboratorio artigianale, un signore molto anziano, con un portafoto della moglie scomparsa, a cui era profondamente legato ed il cui vetrino era stato accidentalmente rotto dalla domestica.
Il corniciaio, vista la semplicità dell’intervento, eseguì la riparazione gratuitamente e l’anziano signore, rimasto anonimo, decise di pagare tale atto di generosità presentandosi due giorni dopo con la tela in dono. L’artigiano, ignorando completamente la vera natura del dipinto, lo conservava in modo approssimativo e senza particolari cautele per circa 36 anni, sino a quando non ne scopriva, casualmente, la possibile attribuzione. Gli accertamenti tecnici svolti hanno permesso di stabilire che l’opera è effettivamente attribuibile a Pablo Picasso e che la stessa è presente nel catalogo Zervos, edizione del 1961, priva di indicazioni sulla collocazione dell’epoca. Sono in corso ulteriori verifiche per stabilire con certezza la provenienza originaria dell’opera.
Nel settembre 2014, a Milano, durante la perquisizione dell’abitazione di un mediatore d’arte, indiziato di ricettazione ed esportazione illecita di un importante dipinto individuato negli Stati Uniti, venivano rinvenute 190 foto di opere pittoriche, tra cui una raffigurante la veduta di Piazza San Marco di Venezia.
Gli accertamenti, eseguiti alla “Banca Dati dei beni culturali illecitamente sottratti” del Comando CC TPC, consentivano di contestualizzarla nel dipinto olio su tela, epoca XVII secolo, attribuito all’artista Luca Carlevarijs (1665-1731), raffigurante “Veduta di Piazza San Marco dall’attracco delle gondole”, cm. 122×59, trafugato il 28.4.84 a Roma nell’abitazione di un collezionista privato.
Il bene, di rilevante interesse storico artistico e culturale, era pubblicato a pagina 85 del Bollettino delle ricerche delle opere d’arte rubate dell’Arma dei Carabinieri, nr. 11. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, consentivano di accertare che il dipinto era stato consegnato da un collezionista al predetto mediatore affinché ne curasse la vendita. Quest’ultimo, dopo il sequestro dell’opera, oramai consapevole delle sue responsabilità, collaborava fornendo il nominativo del collezionista, il quale veniva conseguentemente indagato per ricettazione.

 

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