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Mafia, confermate pene per prestanomi e boss del clan di Matteo Messina Denaro

La prima sezione della Corte d’Appello di Palermo ha confermato la sentenza emessa dal tribunale a carico degli imputati del processo denominato Eden che vedeva sotto accusa prestanomi e favoreggiatori del boss Matteo Messina Denaro e il capomafia di Campobello di Mazara, Nicolò Polizzi.

Per intestazione fittizia di beni sono stati condannati rispettivamente a 3 anni e 6 mesi e 3 anni Lea Cataldo e il marito Francesco Luppino. Di 4 anni e 2 mesi la pena inflitta al cugino di Matteo Messina Denaro, Mario Messina Denaro, accusato di tentativo di estorsione a un’imprenditrice di Castelvetrano, mentre a 8 anni e 2 mesi è stato condannato il presunto capomafia di Campobello Nicolò Polizzi. Due anni la pena inflitta a Giuseppe Marino, imputato di corruzione. A 5 anni e 4 mesi, stessa pena chiesta in primo grado dal pm della dda Paolo Guido, è stato condannato invece il dichiarante Lorenzo Cimarosa. La Procura aveva chiesto che gli venissero concesse le attenuanti generiche, ma non la speciale attenuante prevista per i pentiti che apportino un contributo rilevante alle indagini. Valutazione condivisa prima dal tribunale, ora dalla corte d’appello.

Il processo, celebrato in abbreviato, nasce da un’inchiesta che, a dicembre del 2013, ha portato in cella 30 presunti favoreggiatori del boss latitante e i vertici dei clan trapanesi.

Redazione

Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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