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Cari leader, lo show elettorale è finito | Ora, se potete, aiutate l’Italia a crescere

Non c’erano dubbi. Queste elezioni regionali non le ha perse nessuno. Chi ha ottenuto più voti ha vinto, chi ne ha ottenuti di meno spiega che, però, rispetto alle previsioni è andata bene e dunque ha vinto, che anni fa la percentuale era minore, che bisogna considerare che….,  che l’alleanza con… permetterà di… Tutte le banalità di questo campionario sono state tirate fuori, puntualmente. Hanno vinto tutti e ovviamente non ha perso nessuno. In politica va così. Chi ha sentito il dibattito post elettorale con la giusta dose di disincanto avrà ripensato, come me, a quante volte si sono sentite le stesse frasi e viste le stesse facce da attori. Nella prima come nella seconda Repubblica.

E’ la regola della politica italiana che da sempre privilegia le parole ai fatti. Dimenticando soprattutto la realtà di questo Paese, dove i cittadini sono sempre più lontani dalla classe politica che dovrebbe rappresentarli (e non è un caso che la percentuale di votanti è in costante emorragia). L’Italia è un Paese in forte crisi, il sud in particolare vive una situazione di disagio occupazionale senza precedenti. Al di là dei messaggi di ottimismo che vengono lanciati da un po’ resta l’indubitabile certezza che l’Italia è come se fosse uscita sconfitta da una ipotetica terza guerra mondiale. Ma anzichè sbracciarsi e ricostruire – come fecero i nostri padri – si arrabbatta alla ricerca di qualche soluzione di comodo, come se il resto del Mondo non fosse in continua evoluzione e qualcuno ci stesse pazientemente aspettando.

Ecco perchè le “regole” dello show politico mediatico ci sembrano fuori dal contesto e pertanto ancora più anacronistiche. Ieri e ieri l’altro è stato un susseguirsi di pietose bugie nell’analisi del voto ma non si è parlato di economia, di lavoro, di speranze, di qualcosa che davvero serva a questo Paese per uscire dalla palude. Come se l’elezione di Tizio o Caio potesse veramente cambiare il corso delle cose. Mentre invece lo sforzo culturale necessario per risollevarsi da terra lo deleghiamo agli altri. Ecco perchè ci auguriamo (anche questo è ottimismo) che da domani, calato il sipario sullo show, si cominci veramente a lavorare per aiutare l’Italia, per salvarla da una deriva pericolosissima.

Per “onorare” il dovere di cronaca e commento, diciamo subito che le elezioni regionali che si sono svolte in sette regioni – in realtà – hanno sette vincitori (i presidenti e le coalizioni a supporto) ma non possono certo fare parlare di grandi novità politiche o di stravolgimenti al Governo nazionale. Renzi (perchè quella foto alla playstation?) e il Pd hanno frenato – l’exploit delle Europee del maggio scorso sono un ricordo – ma hanno pur sempre conquistato cinque regioni (tra cui la Campania) perdendo però la Liguria dalla quale sono state accese scintille che presuppongono un regolamento di conti interno alle correnti che è già in corso da tempo e che non si sa dove può portare. Sembra di rivivere le grandi correnti democristiane degli anni 70-80.

Il centrodestra è in chiara difficoltà ma non è stato spazzato via come ipotizzava qualcuno e anzi proprio in Liguria ha vinto grazie a una compattezza che nel resto d’Italia fa fatica a trovare dopo il declino di Berlusconi. Se Forza Italia (fittiani compresi), Ncd, e la destra più destra sapranno trovare una leadership autorevole, potrà essere ricostruita un’alternativa credibile.

Salvini esulta perchè il suo risultato è andato al di là delle attese, il Veneto è una preziosa riconferma (“imbarazzante” il distacco conquistato da Zaia) e il secondo posto in Toscana è una bella sorpresa. Adesso però anche lui dovrà sbracciarsi per costruire qualcosa di più delle tante frecciate velenose al premier: i  numeri gli danno un ruolo autorevole nel centrodestra ma l’estremismo delle posizioni leghiste mal si concilia con alleanze che non siano solo di facciata (a scopo elettorale).

E’ contento anche il Movimento 5 Stelle che si conferma forza di opposizione ma non ha più la forza trainante di un paio d’anni fa. I risultati di lista sono certamente positivi ma anche i pentastellati – su posizioni solitamente estreme – dovranno rivedere qualcosa. E Grillo – piuttosto silenzioso in campagna elettorale – farà lentamente qualche passo indietro che porterà a un rinnovamento.

Guido Monastra

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Guido Monastra
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