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Il Papa in visita apostolica in Bosnia | Nella messa: “Mai più la guerra”

Papa Francesco è a Sarajevo “come pellegrino di pace” per la sua visita apostolica in Bosnia Erzegoniva. Ad accoglierlo all’aeroporto internazionale della capitale bosniaca, poco dopo le 10,30 di sabato 6 maggio, l’arcivescovo di Sarajevo, card. Vinko Puljić, e il nunzio apostolico nel Paese mons. Luigi Pezzuto.

Rigide misure di sicurezza sono state approntate nella zona dell’aeroporto della capitale bosniaca, martire della guerra che squassò l’ex Jugoslavia negli anni ’90 del Novecento. Durante la cerimonia di benvenuto nello scalo internazionale, elicotteri militari hanno costantemente sorvolato l’area attuando rigide misure di controllo della zona.è giunto al palazzo presidenziale nel centro cittadino con un ritardo di un quarto d’ora circa.

Sarajevo è chiamata la Gerusalemme d’occidente: è una città di culture religiose etniche tanto diverse, una città che ha sofferto tanto nella storia ed è in un bel cammino di pace. È per parlare di questo che faccio questo viaggio, come segno di pace e preghiera di pace”, ha detto Papa Francesco durante il volo dall’Italia.

All’aeroporto il Papa si era fermato più del previsto per salutare e stringere la mano a 150 bambini e ragazzi, vestiti con costumi tradizionali di tutte le etnie bosniache, appartenenti a vari gruppi folcloristici, nonchè ai dipendenti dell’aeroporto. Il viaggio del corteo papale dall’aeroporto verso il centro di Sarajevo è stato accompagnato dalle campane di tutte le chiese della capitale e di tutta la Bosnia che hanno suonato a distesa.

Sono venuto come pellegrino di pace e di dialogo, 18 anni dopo la storica visita di san Giovanni Paolo II, avvenuta a meno di due anni dalla firma degli Accordi di Pace di Dayton“, ha detto il Papa durante l’incontro con le autorità bosniache e i leader religiosi nel palazzo presidenziale di Sarajevo. “È però importante non accontentarsi di quanto finora realizzato, ma cercare di compiere passi ulteriori per rinsaldare la fiducia e creare occasioni per accrescere la mutua conoscenza e stima. Per favorire questo percorso -ha aggiunto Francesco- sono fondamentali la vicinanza e la collaborazione della Comunità internazionale, in particolare dell’Unione Europea, e di tutti i Paesi e le Organizzazioni presenti e operanti sul territorio della Bosnia ed Erzegovina”. Il Paese “è infatti parte integrante dell’Europa; i suoi successi e i suoi drammi si inseriscono a pieno titolo nella storia dei successi e dei drammi europei, e sono nel medesimo tempo un serio monito a compiere ogni sforzo perché i processi di pace avviati diventino sempre più solidi e irreversibili”.

Oltre 65mila fedeli hanno partecipato alla messa allo stadio Kosevo, dove il Papa ha tuonato ancora una volta contro i mercanti d’armi: “C’è chi vuole creare e fomentare deliberatamente un clima di guerra, in particolare coloro che cercano lo scontro tra diverse culture e civiltà, e anche coloro che speculano sulle guerre per vendere armi”. “Oggi, cari fratelli e sorelle, si leva ancora una volta da questa città il grido del popolo di Dio e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà: mai più la guerra!”, ha aggiunto il pontefice. “La guerra -ha continuato Francesco- significa bambini, donne e anziani nei campi profughi; significa dislocamenti forzati; significa case, strade, fabbriche distrutte; significa soprattutto tante vite spezzate. Voi lo sapete bene, per averlo sperimentato proprio qui: quanta sofferenza, quanta distruzione, quanto dolore!”.

Quello nella capitale della Bosnia ed Erzegovina è l’ottavo viaggio apostolico, che ha come motto guida “La pace sia con voi”.

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