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Ddl scuola, tremano 100mila precari | La riforma slitta di un anno?

La riforma della scuola, rischia di naufragare dopo il doppio ko di ieri alla Camera. E a tremare sono centomila precari della scuola che, secondo il piano Renzi, dovrebbero essere stabilizzati e prendere servizio il prossimo 1° settembre. Questa situazione di stallo ha creato allarmismo e secondo le indiscrezioni del quotidiano “La Stampa”, il premier Matteo Renzi starebbe valutando di rinviare il tutto di un anno.

Il testo della riforma da lunedì prossimo passerà alla Commissione Istruzione del Senato e dopo gli emendamenti che sicuramente verranno presentati al Senato dovrà tornare nuovamente alla Camera per la votazione definitiva. Così facendo, si arriverebbe a fine mese per il voto finale. Troppo tardi e così si comprende come le speranze dei precari rischiano di assottigliarsi drasticamente.

Bisogna anche considerare che dopo la votazione definitiva del Ddl Buona scuola, gli uffici del Miur dovranno procedere immediatamente ad adempiere a tutte le operazioni burocratiche ed amministrative necessarie per le assunzioni.

L’unico modo per “salvare” i precari sarebbe quello di slegare le assunzioni dal restante testo della riforma scolastica creando un decreto ad hoc.

Fonti vicine al premier Renzi nei giorni scorsi avevano definito improbabile comunque l’ipotesi decreto che, tuttavia, a fronte di ulteriori rallentamenti del Ddl, dovrà per forza di cose essere presa in considerazione.

 

 

 

 

Denise Marfia

Il giornalismo è passione rimasta intatta dopo oltre 16 anni di lavoro. 'Nata' giornalisticamente in TV, ho collaborato con diversi quotidiani e radio. Ho curato uffici stampa della pubblica amministrazione e di enti. Lavoro presso l'Istituto Superiore di Giornalismo. Settore di competenza: cronaca nera, politica e sportiva.

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  • Questo articolo contiene falsità e fa disinformazione.

    Non tremano centomila precari, ma circa un milione d'insegnanti, perché, passata la riforma, saranno tutti precari. Per sempre.

    Il Ddl straccia il contratto collettivo nazionale e impone una rapporto che nella struttura è simile a un contratto a progetto.
    In funzione delle deleghe il governo, infatti, stabilisce le sorti della docenza attraverso decreti attuativi con cadenza annuale, neppure tenendo conto del fatto che la stessa riforma prevede invece una strutturazione triennale del piano dell'offerta.
    L'impianto è così stupido e assurdo che per l'ABI (Associazione Bancaria Italiana) e per l'AIAF (Associazione Italiana degli Analisti e Consulenti Finanziari), la nuova figura di dipendente pubblico che si delinea per l'insegnante non soddisfa il requisito per la concessione di prestiti speciali a lungo termine.
    In altre parole il docente assunto a tempo indeterminato secondo questo sistema non ha facoltà, sulla base del suo lavoro, di accendere un mutuo per l'acquisto di una casa perché la sua situazione lavorativa è considerata dalle banche non sufficientemente stabile.

    Nessun precario vuole essere assunto a queste condizioni.
    Di capaci tra gli insegnanti ne rimarranno pochi, perché la maggior parte di quelli bravi cambierà lavoro.

    A parte questo c'è molto di più in questa riforma che colpisce direttamente e pesantemente gli allievi perché inabissa la qualità della didattica.

    I docenti di ruolo, i precari, persino quelli in pensione, e i presidi più attivi e zelanti, si stanno battendo contro quest'obbrobrio nell'interesse di tutti, ma non possono farcela da soli. Aiutiamoli!
    Almeno non facciamo disinformazione.

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Denise Marfia
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