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Giacomo Cacciatore porta in scena “La differenza”: il cielo capovolto e la bestia umana

È lunga la genesi de “La differenza”, e già il suo percorso così trasversale attraverso i registri narrativi lascia intuire la sofferenza e la passione, e soprattutto la cura con la quale lo scrittore palermitano Giacomo Cacciatore ha coltivato questa idea. Originata da un racconto scritto molti anni fa, “La differenza” è diventato intenso romanzo (edito da Meridiano Zero nel 2004) per assumere infine la forma di sceneggiatura teatrale – ad opera del suo stesso autore – e approdare ieri sera sul palco del teatro Biondo di Palermo, in una sala Strehler gremita di gente e carica di suggestioni visive (prima della sua annunciata chiusura).

La scena (scarna, tagliente, opera di Alessandro Savona) che si offre al pubblico ricorda il miglior Lars von Trier di “Dogville”, e in qualche modo ne annuncia le atrocità. Sul palco solo due attori a reggere le fila di una storia, a specchiarsi e a confrontarsi, a scarnificarsi e a scavarsi dentro in questa indagine per comprendere la “differenza”.

Sì, perché Mario Ombra (uno strepitoso Ivano Falco, capace di percorrere tutti i registri espressivi, dalla rabbia all’ossessione, dalla paura alla compassione) è un poliziotto della Catturandi che ha votato – e sacrificato in molti modi – la propria vita e i propri affetti personali alla causa della lotta alla mafia; mentre Cosimo Castrone (un sorprendente Massimo De Trovato in una prova attoriale complessa, in cui il mutismo ostentato e caparbio del personaggio lo ha obbligato a un’intensa performance mimica) è un ricercatissimo boss della mafia.

Ombra, approfittando di una incauta sortita del vecchio latitante, lo arresta e, dimentico dei regolamenti delle Forze dell’Ordine che lo obbligano a una immediata consegna del prigioniero, decide di portarlo in segreto in un piccolo appartamento, che diventa nei suoi piani teca da laboratorio in cui rinchiudere una bestia strana da esaminare e da studiare.

Per capire la differenza tra un “io” e un “te” che non possono, non devono essere uguali, perché altrimenti cadrebbe il velo dell’illusione degli anni e delle rinunce deposte sull’altare di un nobile ed eroico lavoro, costato la vita a tanti, a troppi uomini. Ma i ruoli di vittima e carnefice si invertono in un gioco di specchi, fin quasi a sovrapporsi e a cancellarsi, mentre il confronto tra i due diventa sempre più drammatico, in una escalation di violenza (prima fisica, poi sempre più psicologica) che svela l’interiore discesa negli Inferi di Mario Ombra. Dall’altra parte, oltre il muro di gomma del silenzio, si scopre l’umana fragilità di un uomo spogliato del suo potere di vita e di morte nei confronti dei suoi simili, un re nudo e umiliato, ma forse non domato.

“La differenza” è uno spettacolo di pura tensione, che non scema nemmeno per un istante e che accompagna lo spettatore al climax finale ed esplosivo, senza essere scevro di intensi momenti poetici. Come la prima notte di reclusione durante la quale Castrone, approfittando del sonno del poliziotto, esamina con attenzione i dettagli della sua nuova gabbia. I suo gesti ricordano a tratti la più famosa scena de “La regina Cristina” di Mamoulian, ma anche in questo caso in maniera capovolta: nella pellicola la grande Greta si strugge nel tentativo di fermare l’immagine di una stanza che ha racchiuso un sogno che sta svanendo, ne “La differenza” invece i frammenti del luogo prendono forma lentamente nella mente del prigioniero dando corpo a un incubo. O come nella scena dal sapore cristico in cui Ombra lava il corpo del vecchio.

Molte altre potrebbero essere le suggestioni da elencare, e molte certamente quelle ancora da scoprire per lo spettatore che sceglierà di assistere a questo spettacolo, che si replica stasera alle ore 21.

Roberta Impallomeni

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Roberta Impallomeni
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