La doppietta Francesco De Gregori e Bob Dylan, che la sera dell’1 luglio ha suonato sul palco del Lucca Summer Festival, doveva essere uno di quei concerti da manuale di storia della musica: potenzialmente, c’era un allievo che incontra il suo maestro – anzi, il Maestro a cui ogni cantautore, dall’Alpe alle Piramidi, si è cercato di avvicinare. Quasi un tòpos letterario, trasportato su un palco.
In realtà, come De Gregori aveva annunciato già nelle interviste dei mesi scorsi, i due cantautori non si sono neanche incrociati. Non c’è stato nulla di quanto i fan, al momento della prevendita, avevano sperato. Il romano ha fatto il suo set d’apertura – un’ora in cui ha alternato “Finestre rotte” a “Il canto delle sirene“, “Viva l’Italia” a “Rimmel” e “Buonanotte Fiorellino” – e ha salutato il pubblico: “Vi lascio in buone mani”. Poi è stata la volta di Dylan, che non ha rivolto parola al pubblico neanche per un minuto.
Nessun duetto, nessuna collaborazione, nessun mano nella mano, nessun incontro sul palco: era già tutto stato annunciato, ma la speranza, nei fan, era davvero l’ultima a morire. Dylan ha riproposto la scaletta del suo concerto alle terme di Caracalla, cantando con voce stanca ma ammaliante, affrontando quasi tutto il suo ultimo lavoro in studio, “Tempest“. Spazio a pochissimi classici, tra cui “Blowin‘ in the Wind“, stravolta sino a non poter essere compresa se non per un fraseggio di chitarra.
Ad assistere al concerto, in tribuna vip, anche Cesare Cremonini e Zucchero.