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“Amore e furto”, esce a ottobre il disco di De Gregori che omaggia Bob Dylan

Novità per gli appassionati di Francesco De Gregori etichettato da buona parte della critica come il Bob Dylan italiano. Il cantautore non ha mai smentito la sua provenienza dalla musica del menestrello di Duluth, ammettendo i debiti (uno dei pezzi più noti di De Gregori, “Buonanotte Fiorellino”, discende in linea diretta da “Winterlude”), sfornando tributi (“Non dirle che non è così”, cover di “If You See Her, Say Hello”) e omaggiando (“Buonanotte Fiorellino #12 & 35”, contenuta in “Vivavoce” è una citazione diretta di “Rainy Days Women #12 & 35”, la gloriosa marcia d’apertura di “Blonde on Blonde”) il mostro sacro della musica internazionale.

In tanti hanno sperato che per la tappa a Lucca del Vivavoce Tour, De Gregori duettasse finalmente con il proprio beniamino. E lui li ha spiazzati, arrivando a quel concerto un minuto prima del suo inizio, e andandosene subito dopo. Di incontri con Dylan non ce ne sono stati. Ma nelle pause della tournée, è nato “Amore e furto”, tributo all’autore di “Blowin’ in the Wind”, che cita direttamente il suo “Love and Theft” (2001, l’album di “High Water (For Charley Patton)”). Il disco uscirà a fine ottobre, a un mese di distanza dal quarantesimo anniversario di “Rimmel”, che De Gregori festeggia con un concerto all’Arena di Verona.

Nella tracklist, 11 canzoni di Dylan vengono tradotte in italiano: “Not Dark Yet” (da “Time Out of Mind”, 1997) diventa “Non è buio ancora”, “Subterranean Homesick Blues” (l’apertura in elettrico dello storico “Bringing It All Back Home”, 1965) si trasforma in “Acido seminterrato”. “Con questo disco – ha spiegato De Gregori a Repubblica – ribadisco con fierezza non la mia sudditanza, ma la mia provenienza da Dylan“.

Nessuno stravolgimento del catalogo dylaniano: “Mi sono posto il problema degli arrangiamenti con umiltà. L’idea di questo disco è recente, risale all’anno scorso. E ho scelto di non indugiare nel repertorio dei “dylaniati”, quelli che detestano la sua produzione più recente, che a me invece incuriosisce molto”. Fondamentale, per la scelta, è stata la cantabilità del testo in italiano: “Quello della traduzione è un mondo misterioso. Se prendiamo ‘Just Like a Woman’, non possiamo tradurlo. Letteralmente è ‘Come una donna’, suona uguale, eppure è ridicolo”.

 

 

 

Tancredi Bua

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Tancredi Bua
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