Intossicazione da funghi, il Centro Antiveleni dell’Ospedale Niguarda realizza una favola per la prevenzione

di Redazione

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Intossicazione da funghi, il Centro Antiveleni dell’Ospedale Niguarda realizza una favola per la prevenzione

| lunedì 31 Agosto 2015 - 10:22

Anche se il consumo dei funghi non si verifica solo in autunno, ma ormai è presente in tutte le stagioni, sicuramente con settembre aumenta la disponibilità in natura e con questo gli immancabili casi di avvelenamento.

Tra le specie più pericolose l’Amanita phalloides e Cortinarius orellanus. Le loro tossine provocano danni irreversibili, rispettivamente, a fegato e reni. Per i casi più gravi il trapianto in tempi rapidi è l’unica alternativa possibile.

L’avvelenamento da funghi è un pericolo da non sottovalutare per cui il Centro Antiveleni di Milano riceve centinaia di richieste d’intervento ogni anno. Negli ultimi 4 anni agli specialisti del centro sono giunte oltre 4 mila richieste di consulenza, molte delle quali hanno riguardato dei bambini.

Le manifestazioni cliniche sono a volte sfumate e sfuggono al controllo medico perché scambiate dal paziente, ma a volte anche dal medico curante, per sindromi gastroenteriche simil-influenzali – spiega Franca Davanzo, Direttore del Centro Antiveleni di Milano -. Ma nella nostra casistica la maggior parte delle richieste di consulenza è giunta dal Pronto Soccorso e questo già evidenzia la gravità dei sintomi manifestati”.

Con i funghi non si scherza e così anche una fiaba può essere una carta su cui puntare per fare prevenzione. In 4 anni il CAV ha fornito consulenza per 433 bambini, il più piccolo dei quali aveva 9 mesi di età. Mettendo sotto la lente la casistica, emerge come il ruolo degli adulti sia cruciale per arginare il fenomeno: è importante tenere sott’occhio le azioni del bambino, che può ingerire i funghi che trova negli spazi di gioco all’aria aperta, ed è altrettanto fondamentale rivolgersi ad un micologo esperto per far controllare quanto raccolto prima di cucinarlo.

“Nel 25% dei casi, i bambini avevano ingerito funghi ritrovati in giardino o in spazi verdi simili – illustra Davanzo – nel 14% si tratta invece di ingestione di funghi controllati con manifestazione di sintomi dopo l’ingestione; nel 61% i sintomi sono stati, invece, provocati dall’ingestione di funghi raccolti e consumati con gli adulti senza il preventivo controllo micologico. A questo gruppo appartengono 11 bambini, il più piccolo dell’età di 3 anni, che hanno mangiato funghi contenenti amatossine (Amanita phalloides, Amanita verna, Lepiota brunneoincarnata). Per questo sono stati sottoposti a terapia intensiva con iperidratazione, oltre alla lavanda gastrica e al trattamento con carbone attivato a dosi ripetute. Per un bimbo di 13 anni l’unica possibilità di salvezza è stato un trapianto di fegato in tempi rapidissimi”.

La valutazione di questi dati e il significativo incremento dei casi di intossicazione nella fascia pediatrica da 0 a 14 anni (soprattutto dal 2009 al 2012), ha portato all’ideazione di una fiaba per l’educazione dei più piccoli e dei loro genitori, pensata e realizzata dagli stessi specialisti del CAV-Milano.

Nel racconto sono presenti tutti gli attori della vita reale:

  • Re Baldassarre è il consumatore di funghi giudizioso che si preoccupa della commestibilità dei funghi raccolti;
  • la Principessa Cloe rappresenta il raccoglitore occasionale che si affida ad amici o conoscenti per il riconoscimento dei funghi raccolti;
  • Saltellino è la persona più pericolosa, superficiale e incompetente, pensa di conoscere i funghi solo perché li ha sempre raccolti;
  • infine c’è il Guardaboschi, il micologo esperto, grazie al cui intervento si arriva a un lieto fine.

> Leggi tutta la fiaba

La fiaba può essere scaricata dal sito, dal sito del Centro Antiveleni (centroantiveleni.org) e dal sito del Ministero della Salute (www.salute.gov.it).

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