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Usa, elezioni fra rabbia e conservazione|Hillary o Donald, l’America si spacca

Ci sarà un prima e un dopo.

Pare che Trump stia volando nei sondaggi. Pare che Trump abbia raggiunto la Clinton nel favore degli elettori americani, e pare che si tratti non tanto di un voto a suo favore, ma di un ‘vaffa’ al sistema.

Pare, pare, pare, ma lasciamo perdere per un attimo la pare – logica.

Se Hillary Clinton dovesse vincere le elezioni alla Presidenza degli Stati Uniti, cosa che a questo punto tutti auspichiamo per evitare con la malaugurata quanto improbabile elezione di Trump di finire in un Muppet Show con implicazioni nucleari, ci sarà un prima e un dopo.

Il Prima sarà stato quando la democrazia americana poteva permettere ad un Trump candidato alla Presidenza di affermare che una giornalista di Fox, per il solo fatto che lo aveva messo alle corde durante un’intervista , “grondava sangue da tutte le parti perché aveva il ciclo mestruale”.

Il Dopo sarà quando dovranno fare i conti con un Presidente degli stati Uniti che afferma in più occasioni che “Siamo qui per portare avanti la causa delle donne e per portare avanti la causa della democrazia, e rendere assolutamente chiaro che le due sono inseparabili. Non ci può essere vera democrazia fino a che le voci delle donne non saranno ascoltate”.

Democrazia è un termine esplosivo come la nitroglicerina in America: chiunque ne faccia uso durante un’intervista, un comizio o una conferenza sa di potere contare sull’attenzione del 99 per cento degli spettatori, considerando che l’1 per cento è perennemente ubriaco.

La connessione fra democrazia e donna è il leit motiv di molta parte della campagna della Clinton alle presidenziali, ed il motivo è semplice come sopra detto: l’argomento fa audience.

Il Prima sarà stato quando il Gabinetto degli USA era composto da tre donne e undici uomini con Obama e il Dopo probabilmente da sette donne e sette uomini con Hillary Clinton: l’impatto sui media sarà quello che ogni dichiarazione di un Segretario di Stato sarà rilanciato con particolare enfasi se fatta da una donna ed i media stessi dovranno pubblicare sempre più volte in prima pagina foto di donne al comando.

E cosa si può ipotizzare per il ruolo della first lady che diventerà il first gentleman: si può solo immaginare i fiumi di inchiostro reale o virtuale che scorrerà per scoprire quella parte bigotta e beghina del popolo americano che rodendosi il fegato dovrà accettare che questa volta la nuclear football, cosi si chiama la valigetta nucleare che segue sempre il Presidente, sarà a disposizione della moglie mentre il marito sfaccenda con delegazioni sudafricane che stazionano perennemente alla Casa Bianca per motivi che è meglio non approfondire.

Chiunque abbia masticato anche una sola gomma di giornalismo spicciolo sa che un articolo scandalistico dove ci sia del sesso è più seguito di ogni G8 o G20 o G500: e per sesso si intende anche l’atavica lotta per la supremazia del sesso maschile che riesce a trasformare ogni notizia relativa in una bomba mediatica.

Come ci si coordinerà per assorbire l’impatto di questo tsunami riguardante il mondo dell’informazione? in modo semplice : il semplice collaboratore chiederà al corrispondente che chiederà alla segreteria di redazione che si rivolgerà al caposervizio che chiederà lumi al caporedattore che chiamerà il direttore responsabile che chiamerà l’editore che riunirà un CDA che alla fine si rivolgerà ad una agenzia di sondaggi per sapere finalmente quale indirizzo prendere riguardo ad un grosso problema : come comunichiamo che una donna sta per gestire tutto quello che era di competenza di un uomo fino a ieri in modo tale da rimanere credibili e nello stesso tempo non fare crollare lo share?

Sottovalutare questo aspetto del problema mediatico sarebbe un errore epocale come quando la Decca non capì e la EMI prese i Beatles: significherebbe perdere il più importante treno della storia della comunicazione.

Ogni redazione dovrà fare i conti con una sorta di rivoluzione copernicana dell’approccio alla comunicazione di ogni singolo piccolo o grande evento : se pubblico e poi sbaglio e mi sego i rapporti con la Casa Bianca ? Come faccio ad essere politicamente corretto e non urtare quella che non sarà più suscettibilità ma erezione a sistema di un nuovo modo di interpretare la realtà vista dall’emisfero femminile?

E non si tratterà di piaggeria o adulazione. Non basterà certamente togliere dal proprio lessico parole come hagbag, tramp, cunt, wench o slut, per salvarsi da licenziamento certo. Bisognerà stare attenti ad ogni sfumatura della trattazione di un argomento perché è troppo forte ed evidente l’atteggiamento Yankee in un popolo che prevede ancora la pena di morte a mezzo sedia elettrica.

Ogni consiglio di redazione verrà influenzato alla fine dall’effetto della notizia sulla ex first lady ora Mrs. President of United States, e nessun direttore responsabile e nessun editore potrà fare a meno di tenerne conto.

E se si pensa che l’opposizione politica potrebbe infischiarsene e andare per la strada del dileggio giornaliero del Presidente in gonnella si commette un grave errore di valutazione dell’organizzazione americana del business governativo: ogni variazione percentuale del dow jones anche di un solo millesimo di percentuale di un titolo vale trilioni di dollari e nessuno è folle a tal punto da mettere in moto meccanismi che anche lontanamente potrebbero avere ripercussioni negative nei rapporti con il Governo degli Stati Uniti.

In buona sostanza si può accettare il confronto politico corretto ma i mezzi di comunicazione non si sogneranno mai di sfidare una tigre ferita e sanguinante quale è una donna offesa, specialmente se si tratta della donna più potente del mondo.

Rimango affascinata al solo pensiero di parametrare una pagina del Daily News di oggi a quella che verrà stampata dopo un mese dall’insediamento della Clinton alla Casa Bianca: che percentuale di superficie ricoprirà la figura femminile in foto? e quante righe tratteranno argomenti riguardanti il mondo pruriginoso del sexual gossip?

In ogni caso sarà un mondo, quello della comunicazione in USA, dove vivere sarà molto eccitante dopo l’elezione di Hillary Clinton perché sarà veramente un new deal che coinvolgerà tutti gli esperti di comunicazione e giornalisti a tutti i livelli che dovranno aprire gli occhi e adeguarsi ad un nuovo sistema dove tutto sarà riparametrato e ci si dovrà adeguare ad una nuova realtà in modo serissimamente professionale per non essere trascinati via dalla corrente del “superato”.

Perché il giornalismo in America è professionismo puro.

Ed il giornalista in America è un professionista vero, rispettato dall’establishment.

In America.

Maria Pia Ferlazzo

Laureata in Scienze politiche, giornalista professionista, appassionata di street journalism con un passato di carta stampata e uffici stampa istituzionali, per anni capo redattore all' Ufficio stampa della Presidenza della Regione Sicilia. Punto sui valori fondamentali dell'indipendenza, del merito e del confronto fra i diversi punti di vista, su un giornalismo libero da posizioni precostituite. Non sopporto l'arroganza accademica e la mancanza di lealtà, sono per la rappresentazione degli aspetti migliori della vita, preferisco le persone che amano gli animali. In generale penso che l'eleganza e la leggerezza aiutino a vivere meglio. Isolana nell'anima, non potrei vivere lontana dal mare, i cavalli e Vulcano d'inverno. Sono convinta che la bellezza ed un sorriso possono cambiare il mondo.

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  • Io sarei favorevole alla sinora Clinton, come prossimo presidente negli usa, mi pare molto capace e poi io sono democratica. E poi finalmente un presidentessa donna.

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Maria Pia Ferlazzo
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