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“Nessun legame con l’obiezione di coscienza”| La relazione sul caso della donna morta di aborto

É stata pubblicata la relazione degli ispettori del Ministero della Salute sul caso della morte di Valentina Milluzzo (assieme ai due gemelli di cui era in gravidanza) all’ospedale Cannizzaro di Catania. Secondo il documento preliminare, l’aborto spontaneo sarebbe stato compiuto secondo cure adeguate e sarebbe da escludere un legame con l’obiezione di coscienza di uno dei ginecologi di servizio.

Il documento recita: “L’aborto spontaneo, inarrestabile, è stato trattato in trattamento adeguato per le condizioni di rischio dal momento del ricovero, senza evidenziare alcun dato anomalo; non si evidenziano elementi correlabili all’obiezione di coscienza”, pur effettuando una serie di raccomandazioni tra cui “una attenta valutazione delle procedure finalizzate al lavoro in équipe multidisciplinare, la ridefinizione delle modalità di comunicazione tra équipe con definizione dei livelli di ‘alert’ e la definizione del rapporto tra personale ostetrico e infermieristico, al fine di un ottimale equilibrio tra carichi di lavoro e specificità dell’attività nell’unità operativa di ostetricia”.

Ricostruendo nel dettaglio tutte le fasi del ricovero il dottore coordinatore dell’ispezione, Francesco Enrichens, riporta nella giornata del 15 ottobre “una situazione compatibile con un quadro settico e una coagulopatia da consumo, con progressiva anemizzazione e progressivo calo dei valori pressori”, situazione che ha allertato gli anestesisti.

La donna ha espulso il primo feto morto alle ore 20.30 del 15 ottobre. Mentre alle 24 inizia l’infusione di ossitocina in “coerenza con la necessità clinica di indurre l’espulsione del secondo feto, che avviene all’1.40 del 16 ottobre”. All 13.45 di martedì 16 ottobre il decesso della donna.

Redazione

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