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Solo, puntata 9 novembre 2016: Marco riesce a infiltrarsi tra i Corona, un poliziotto corrotto rischia di far saltare la sua copertura

A Roma, Bruno Corona sta per siglare un accordo per la vendita di alcune armi con un ucraino. Il venditore vuole più soldi del previsto, Bruno non vuole patteggiare e inizia una sparatoria. Con lui c’è un ragazzo che lo porta in salvo e riesce anche a recuperare la valigetta con i contanti.

Una volta al sicuro, il boss si rivolge a lui: “Come hai detto che ti chiami?”. Lui risponde: “Marco”. “Grazie per quello che hai fatto oggi, sei in gamba”, gli dice Corona.

“Un anno da infiltrato e mi mandate un posto di blocco”, si infuria Marco con i suoi. Sul posto ci sono anche agenti dell’Interpool che vogliono arrivare a Rudi Iaccarino, che sta per intrattenere degli “affari” con Corona. “La scelta è tua”, ricorda a Marco il suo capo.

Marco racconta a Barbara, sua collega e fidanzata, di come ha salvato la vita a Bruno Corona: “Se si fida di te quanto ancora durerebbe l’operazione? E noi?”, gli chiede lei.

Dopo aver fatto l’amore parlano ancora dell’operazione sotto copertura. Lei vorrebbe che Marco andasse con lei a Parigi ma si sentirebbe egoista a chiederglielo. Proprio mentre parlano, Bruno Corona lo chiama e gli dice di “tenersi pronto” perché hanno ancora una “faccenda in sospeso”.

Insieme vanno in un bar alla ricerca dell’ucraino il quale ferisce Bruno Corona a una spalla. Il boss intima a Marco: “Ammazza sto cane”. L’agente ha un attimo di esitazione, ma poi lo fa fuori. Corona ha bisogno di cure, ma è irremovibile: “Resisto fino a casa, fino a Gioia Tauro”, dice a Marco che guida. Dietro di loro, Barbara e un altro agente.

Marco si ferma in un autogrill con la scusa di prendere qualcosa per tamponare la ferita e parla con Barbara: “Mi state troppo addosso, le coordinate le do io”. Dato che Marco perde tempo, Bruno scende dalla macchina e lo trova in fila alla cassa. Il mafioso allora inizia a fidarsi: “Giù conoscerai mio padre. Lì le regole sono diverse, ma basta che starai al tuo posto e farai come ti dico io andrà tutto bene”.

Marco conosce lo zio di Bruno, Vincenzo Corona. “Grazie per avercelo portato, puoi tornare indietro”. Ma Bruno non ha intenzione di muoversi: “Voglio sapere come sta, aspetto in macchina”.

L’indomani all’alba, Marco esce dall’auto, fa un giro della villa e conosce Agata, la sorella di Bruno che stava per rientrare in casa. Poi, parla con Bruno che gli dice di restare e di lavorare per lui e gli dà una casa dove sistemarsi. Dopo che Corona è andato via, lui prende le sue attrezzature dell’auto e piazza delle telecamere nell’abitazione.

Solo, puntata 9 novembre 2016

Don Vincenzo viene chiamato al capezzale di un boss che sta morendo, Domenico Gargano, il quale gli dice di essere suo padre. I colleghi di Bruno intanto si sono piazzati vicino Marco con le loro attrezzature, lui chiede come sta l’ucraino e Barbara gli dice che è stato messo sotto protezione e che hanno diffuso la voce della sua morte. Barbara poi gli consiglia di puntare su Agata, “l’anello debole” della famiglia.

Tornato a riva, ad aspettarlo c’è Don Antonio. “Mio figlio si fida di te”, gli dice. “E fa bene”, ribatte l’agente. Insieme a Bruno poi vanno dall’uomo che li aveva messi in contatto con l’ucraino: Bruno e il padre lo ammazzano, sotto gli occhi di Marco, pietrificato dalla scena. Poi li aiuta a sbarazzarsi del cadavere, che viene dato in pasto a dei maiali.

Marco poi va in un bar dove riesce a dire a Barbara cosa è successo. I due vengono interrotti da Agata.

Una volta a casa, Bruno va da Marco e gli dice che devono andare al funerale di Don Domenico Gargano, il garante. Questo significa che tra le famiglie si dovranno cercare nuovi equilibri.

Solo, puntata 9 novembre 2016

Bruno e gli altri parlano in privato e Marco esce; lì incontra Agata che gli dice che lei è diversa da come vorrebbe che fosse suo padre.

Il figlio di Gargano parla con don Antonio: vuole che il giro d’affari che muove il porto venga diviso tra le famiglie e che non sia di esclusivo appannaggio dei Corona. Loro non ne vogliono sapere e lasciano il funerale.

Tornati a casa, Vincenzo prova a mediare: “I Gargano vogliono solo una parte dei guadagni. Finora Domenico ha mantenuto la pace…”, ma Bruno e Antonio non ne vogliono sapere: “Con quale diritto? Qui alla Piana niente deve cambiare!”.

“La vera ricchezza qui è il porto e lo controlliamo noi”, racconta Bruno Corona a Marco. L’agente prova a chiedere cosa è successo al funerale e il mafioso è lapidario: “La democrazia è finita”. Poi insieme vanno a “riparare” un torto, che implica altri due omicidi.

In serata, Agata ha l’ennesima discussione con il fratello e Bruno ordina a Marco di accompagnarla in giro. Al locale, Marco riesce a parlare con Barbara, la quale gli dice che è stata data alle fiamme una delle attività dei Corona, ma non è nemmeno l’unica.

Marco però non è stato avvisato e preferisce tornare alla villa. Bruno intanto capisce che potrebbe trattarsi di una trappola dato che sono tutti fuori e hanno lasciato Don Antonio da solo.

Marco e Agata tornano alla villa e trovano il cancello aperto: la guardia è stata uccisa e lui sente dei colpi di pistola. Dentro l’abitazione infatti si sta svolgendo una sparatoria: Don Antonio viene colpito, sta per essere finito quando Marco prova a intervenire. I killer riescono a scappare mentre alla villa arriva la polizia e l’ambulanza.

Bruno Corona dice agli agenti che si è trattato di una rapina.

I medici operano Don Antonio che ha bisogno di essere monitorato. Bruno non ne vuole sapere, gli deve parlare. “Chi è stato?”, gli chiede. “I Gargano. Marco mi ha salvato la vita”. Poi aggiunge: “Portami a casa, qua ci muoio”.

Lasciata la camera dell’ospedale, Bruno va dritto verso Marco: “Non me lo scordo. Non me lo scordo”, gli ripete. Marco vede anche il mafioso parlare con un poliziotto.

Per Bruno arriva anche il momento della vendetta e insieme a Marco giustiziano degli uomini dei Gargano: l’agente sotto copertura non riesce a essere del tutto impassibile.

“Vai a casa ma tieniti pronto, questo è solo l’inizio”, gli comunica Bruno. Lui sta per andarsene quando vede Agata che vorrebbe lasciare la villa. Marco le dice che è pericoloso, lei si sfoga con lui e i due si abbracciano. A guardare tutta la scena è Barbara.

La poliziotta si fa trovare a casa di Marco: “Ho avuto paura ieri sera…”. I due si baciano e poi Marco le confessa che crede che ci sia un poliziotto che passa le informazioni a Bruno.

Tornato alla villa, Marco trova Bruno che parla con Vincenzo. Il giovane mafioso vorrebbe continuare la sua vendetta nei confronti dei Gargano, lo zio vorrebbe un approccio più diplomatico, una tregua. Bruno non si convince e vuole rapire il figlio di Nunzio, che ha solo 12 anni.

Marco non riesce a capacitarsi di essere coinvolto in tutto questo, e riesce a fare una soffiata al 113.

Arrivati al maneggio dove si allena il bambino inizia una sparatoria. Marco è in preda al panico, prova a temporeggiare e finalmente arriva la polizia: lui e Bruno sono costretti a scappare. Il mafioso va su tutte le furie: “Come lo sapevano?”, domanda e poi chiama un suo contatto e gli dà appuntamento al solito posto.

Solo, puntata 9 novembre 2016

Si tratta del poliziotto che gli dice che sono intervenuti a seguito di una segnalazione anonima. “Ma perché ti pago? Voglio sapere chi è stato a fare quella telefonata!”, gli grida Bruno.

Il poliziotto corrotto, Domenico Romito, risale al telefono pubblico da cui Marco ha fatto la segnalazione anonima e vede una telecamera di sorveglianza. Dopo aver visto i filmati, Romito va a casa di Marco e chiama Bruno: “Ho scoperto chi è stato, ma per il nome ci vogliono un bel po’ di soldi”.

La puntata finisce con Romito che punta una pistola contro Marco: “Io lo so chi sei”.

 

Azzurra Sichera

Chi mi conosce ha smesso di comprarmi pigiami e mi regala libri; detesto avere gli occhiali sempre sporchi; soffro di dipendenza da carboidrati; amo e odio la mia città, Palermo, così come non sopporto gli stereotipi sulla Sicilia e i siciliani; la prima cosa che faccio quando inizio un libro è leggere i ringraziamenti; amo le tazze e colleziono "L'apologia di Socrate" di Platone in tutte le lingue.

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