Paolo Gentiloni è stato designato nuovo premier del 63° governo. La nomina, a meno di 24 ore dal termine delle consultazioni di Mattarella, e dopo oltre mezz’ora di colloquio proprio con il presidente della Repubblica. Il ministro degli Esteri si è riservato di accettare, la decisione finale è attesa per domani.
“Ringrazio il presidente della Repubblica per l’incarico conferito, lo considero un alto onore e cercherò di svolgere il compito con dignità e responsabilità”, ha detto Paolo Gentiloni nel suo primo discorso da premier. “Il quadro ampio e articolato delle consultazioni svolte dal presidente della Repubblica sarà la base del lavoro per definire composizione e programma del nuovo governo”.
“Dalle consultazioni – ha proseguito – è emersa la conferma della decisione di Renzi di non accettare un reincarico in coerenza con l’impegno che aveva manifestato e questa coerenza merita rispetto e da parte di tutti”. Poi un accenno alla nuova legge lettorale: Paolo Gentiloni intende “accompagnare e se possibile facilitare il percorso delle forze parlamentari”.
Infine un accenno anche alla ricostruzione dopo il sisma che “sarà una piorità”.
Subito dopo il premier incaricato ha incontrato i presidenti di Senato e Camera, Grasso e Boldrini.
Poi, giunto a Montecitorio ha iniziato le consultazioni. Ha già incontrato, negli uffici della presidenza della Camera, il capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda. Anche i gruppi parlamentari di opposizione sono stati invitati alle consultazioni con il premier incaricato.
La Lega Nord e il M5S non vanno alle consultazioni. “Non riconosciamo alcuna legittimità a Gentiloni e al suo governo. Non abbiamo tempo da perdere in inutili consultazioni. L’unica risposta che vogliamo ascoltare è la fissazione della data per le elezioni politiche”, dice il segretario della Lega, Matteo Salvini.
Il M5S, convocato per domani alle 12 alla Camera per le consultazioni, ha deciso di non partecipare all’incontro.
Già da due giorni si era fatta avanti l’ipotesi di Paolo Gentiloni alla guida del nuovo esecutivo con pieni poteri. Il neo premier dovrà formare il nuovo governo e successivamente ottenere la fiducia del Parlamento.
Renzi aveva ribadito, ieri, di non essere disponibile ad un governo bis e così la scelta è caduta sul ministro degli Esteri.
Dopo che il Pd, partito che ha chiuso il giro di consultazioni, ha scelto di non fornire alcuna rosa di nomi, ha assicurato “il pieno sostegno alla soluzione che Mattarella riterrà più opportuna” con l’obiettivo di “andare al voto in tempi il più rapidi possibili”.
Andare al voto presuppone, per quasi tutti i partiti, modificare l’attuale legge elettorale. Ormai sembrano essere d’accoro tutti.
L’obiettivo primario del premier che verrà incaricato da Mattarella è dunque quello di rendere omogenei i sistemi elettorali di Camera e Senato, con una legge ex novo indipendentemente dalla decisione della Consulta sull’Italicum.
Già si fanno i nomi del possibile sostituto di Gentiloni agli Esteri. Favorito, l’ex sindaco di Torino Piero Fassino. Potrebbero esserci cambi anche al ministero del Lavoro (Giuliano Poletti) e a quello dell’Istruzione (Stefania Giannini.
Al Lavoro potrebbe andare il vice ministro allo Sviluppo Economico Teresa Bellanova, mentre al posto della Giannini ( nel frattempo è passata da Scelta Civica al Pd) potrebbe andare la responsabile Scuola del Pd Francesca Puglisi. Inamovibile il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Dovrebbero essere riconfermati tutti gli altri.
Immagine sito della Presidenza della Repubblica