Sette alti dirigenti del ministero della Salute sono finiti sotto inchiesta perchè, secondo la Guardia di Finanza, avrebbero omesso di vigilare sul regime delle sostanze che provocano l’anoressia.
In pratica, alcune sostanze messe al bando da oltre venti anni dalla ‘Food and drug administration’, in Italia, anche se vietate, potevano essere acquistate sotto forma di preparati galenici, ossia medicinali preparati nel laboratorio di una farmacia.
L’indagine è partita dopo la morte di Luigi Marzulli, avvenuta nel 2009. Il 37enne era morto a causa di una dieta dimagrante. L’uomo utilizzava la fendimetrazina, farmaco vietato ma venduto in alcune farmacie.
Secondo il ‘Corriere della Sera’, l’ultima sostanza interdetta (nel maggio 2015) è la norefedrina, nota come fenilpropanolamina, che sostituiva la fendimetrazina, la sostanza che ha ucciso Marzulli.
Occorre capire come mai una sostanza vietata per legge non sia stata inserita nella tabella delle sostanze da bandire nei prodotti galenici.
Tra i casi di cui devono rispondere i sette funzionari, c’è anche la morte di una signora, avvenuta a Roma in seguito a una dieta a base di norefedrina, e le lesioni gravissime di un’altra donna, colpita da ictus nel 2014 e il cui marito ora si batte insieme al padre di Marzulli per la causa.
E ci sarebbe una nuova ipotesi di reato: intralcio all’indagine. I sette avrebbero infatti cercato di allontanare i sospetti suggerendo che la sostanza killer fosse consentita. Una sentenza del Tar però smentisce la tesi degli indagati: la norefedrina è da sempre vietata.