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Danilo e Dario D’Ambrosio, i gemelli del calcio | “La passione è nata grazie a nostra madre”

Danilo e Dario D’Ambrosio, i gemelli del calcio italiano, si raccontano. Ventotto anni, nati a Napoli: il primo è in forza all’Inter, il secondo alla Robur Siena (LegaPro). In questa doppia intervista esclusiva ripercorrono la loro storia, sportiva ma anche personale, senza mai abbandonare l’ironia che li caratterizza.

– Partiamo da una curiosità. Pur essendo eterozigoti, siete davvero molto simili fisicamente: vi è mai capitato di essere scambiati l’uno per l’altro?

Danilo: “Certo, c’è chi ci confonde tuttora! Ma dopo tanti anni ci siamo abituati, tanto da prevedere lo sbaglio delle persone e anticiparle dicendo il nostro nome”.

– Avete mai sfruttato la vostra somiglianza per fare qualche scherzo?

Dario: “Alle superiori facemmo uno scherzetto alla nostra professoressa di Fisica. Io non ero preparato, Danilo sì. Così, senza che l’insegnante se ne accorgesse, lui fece due interrogazioni, la sua e anche la mia. La cosa divertente è che il voto più alto lo presi io!”.

Entrambi si definiscono simili anche caratterialmente, con Dario che scherzosamente precisa di essere più “giocherellone”. Ma cosa significa per loro essere gemelli? Si dice spesso che ci sia telepatia oppure che quando si ammala un gemello ne risente anche l’altro.

“Significa crescere sapendo da quando sei nato di poter contare non solo su un fratello ma anche su un amico – dice Danilo –, capirsi senza bisogno di parlare”. Gli fa eco Dario: “È una cosa che non si può spiegare con poche parole, solo chi è gemello può capire la vera complicità che si viene a creare sin da piccoli. So già cosa pensa mio fratello in relazione a una qualsiasi cosa, senza bisogno di interpellarlo, anche quando è lontano. Che si ammalasse uno e poi l’altro non ricordo sia mai capitato, però abbiamo avuto lo stesso infortunio a distanza di pochi giorni. Ricordo che Danilo ebbe una distorsione di secondo grado al ginocchio e io, neanche una settimana dopo, lo stesso problema. Coincidenze? Chissà”.

– Veniamo al calcio. Come è nata questa passione e come, poi, è diventata un vero percorso di vita?

Danilo: “Essendo bambini piuttosto vivaci, i nostri genitori hanno pensato di farci svolgere molta attività fisica, con la speranza che ci “scaricassimo” un po’. Non abbiamo cominciato col calcio, però: prima è toccato alla piscina, già all’età di 3 anni. Abbiamo dato i primi calci a un pallone a 5 anni. In casa, ovviamente, molto prima (ride, ndr). La passione è nata grazie a nostra madre, che seguiva molto il calcio e aveva anche giocato. Nostro padre ha iniziato a capirne di più quando non è stato più un “gioco” e quindi si dovevano prendere decisioni importanti per noi e la famiglia”.

Inter e Nazionale. Nonostante le difficoltà dei nerazzurri in questa prima parte di stagione, Danilo ha le idee chiare riguardo al nuovo corso della società nerazzurra e i giocatori arrivati durante il mercato estivo: “L’Inter è una società ambiziosa, pertanto è in continua crescita. La società ha operato molto bene sul mercato e spero che quest’anno raggiungeremo gli obiettivi prefissati”.

Per il capitolo Azzurri, invece, c’è spazio per un commento sul C.t. Giampiero Ventura, allenatore che Danilo ha avuto al Torino e che conosce molto bene: «Ventura è un ottimo allenatore e saprà dare un’identità precisa alla Nazionale. Farà sicuramente bene, come sta già facendo”.

– Dario, a Siena sembri tornato il giocatore di sempre. Già lo scorso anno l’esperienza al Bassano Virtus era stata molto positiva, e non era scontato dopo l’infortunio.

“A Bassano sono stato sei mesi in prestito e mi sono trovato molto bene. Io e i miei compagni siamo arrivati ai play off, ma siamo usciti ai quarti di finale contro il Lecce, che sfiga (ride, ndr). Quando giocavo lì ho avuto un serio problema alla caviglia che mi ha tenuto fuori dal rettangolo di gioco per circa un anno. Con caparbietà e dedizione ho recuperato, anche quando non vedevo una luce in fondo al tunnel continuavo ad andare avanti, a non fermarmi. Avevo solo un obiettivo: recuperare e tornare quello che ero stato fino a prima. Per fortuna, oggi, posso dire che prima o dopo il lavoro ripaga, sempre. Da questo brutto infortunio ho imparato molto, mi è servito a crescere e a vedere le cose in modo diverso. Ho imparato ad avere pazienza, ho fortificato il mio carattere e prendo la vita con più leggerezza. Ecco perché sorrido di più!”

– Danilo, si è aperta una nuova fase della tua vita, visto il tuo recente matrimonio. Come è stato quel giorno? Come va la vita matrimoniale?

“È stato un giorno fantastico, Enza e io eravamo fidanzati da quasi 10 anni. È stato tutto perfetto, come lo immaginavamo. La vita insieme procede alla perfezione, anche perché stiamo sotto lo stesso tetto già da 5 anni. Dopo tanti anni di convivenza, ciò che cambia realmente il quotidiano è l’arrivo di un figlio, che presto, molto presto, nascerà”.

Testimone di nozze è stato, immancabilmente, il gemello Dario. “Quando mio fratello è entrato in chiesa accompagnato da mia madre all’altare – racconta –, non potevo guardarlo negli occhi. Mi veniva da piangere ogni volta che alzavo lo sguardo e se non lo avessi rivolto altrove avrei pianto come un bambino. Ho tenuto la testa chinata per tutto il tempo e l’ho alzata solo quando Danilo si è messo accanto a me per poi aspettare l’entrata della sposa. Ero davvero emozionato”.

Anche per Dario, fidanzato da diversi anni, sono in arrivo delle belle novità: “Sono fidanzato da più di dieci anni e l’anno prossimo farò anch’io questo bellissimo e importante passo di vita. Non vedo l’ora. Se al matrimonio di mio fratello piangevo, al mio potrei svenire!”.

– Qual è il ricordo più bello che vi lega?

Danilo: “Abbiamo vissuto quasi sempre insieme e quando fisicamente non lo eravamo vivevamo le stesse emozioni anche a distanza. Di ricordi belli, quindi, ce ne sono tanti, come quando ho vinto il mio primo campionato in serie B, a Torino. Al mio ritorno a casa, Dario ha organizzato una bellissima festa a sorpresa, realizzando un video emozionante. Un altro bel ricordo è legato al mio matrimonio. La sera prima abbiamo dormito insieme, raccontandoci tante cose, mentre il giorno dopo abbiamo vissuto insieme l’ansia dell’evento unico che mi aspettava, e sull’altare, mentre aspettavo la mia futura moglie, l’ho visto molto emozionato. Ecco, noi siamo così”.

Dario: «Siamo cresciuti insieme fino ai diciannove anni, poi ci siamo divisi per motivi calcistici. Direi che abbiamo condiviso ogni cosa, siamo legati a prescindere».

– Date un messaggio al gemello, qualcosa che lui scoprirà solamente leggendo l’intervista.

Danilo: “Cosa potrei dire di diverso da ciò che mio fratello sa già da 28 anni? Gli auguro di realizzare tutto ciò che il suo cuore desidera, in campo lavorativo e nella vita privata; che la sua vita sia sempre in crescendo e di non rammaricarsi se qualche volta le cose non andranno come spera, ma di guardare sempre la vita con fiducia e forza. Gli auguro di guardarsi indietro e di non aver mai rimpianti! Capita di dare per scontato che le persone a “noi” vicine sappiano il bene che gli vogliamo, ma per fortuna io e mio fratello ce lo diciamo spesso, allora colgo l’occasione per ricordaglielo: ti voglio bene, Brother!”.

Dario: “C’è da essere sintetici: al mio gemello auguro sempre il meglio, che tutti i suoi desideri e sogni si continuino a realizzare. Ad maiora, sempre”.

Marco Amico

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Marco Amico
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