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Hawking e l’affascinante “viaggio nei secoli”

Stephen Hawking, astrofisico di fama mondiale e noto divulgatore scientifico, deve la sua popolarità anche alla straordinaria convivenza con una malattia neurovegetativa che lo ha completamente paralizzato, costringendolo su una sedia a rotelle.  La figlia Lucy, che lo assiste e collabora con lui, lo definisce un “gran testardo”, capace “non solo di sopravvivere ma di continuare a produrre un lavoro straordinario”, coltivando una vita familiare e sociale intensa, fonte di ispirazione per altre persone affette da disabilità.

Recentemente, Hawking ha rilasciato una serie di interviste alla BBC. Ha proiettato l’umanità nei prossimi secoli ed evidenziato i principali scenari di rischio per l’uomo e le sue opportunità nel futuro. Secondo lo scienziato, l’uomo sarà chiamato ad affrontare ed ad adattarsi ad un mondo che cambia; riscaldamento globale e riduzione della biodiversità, a causa della estinzione di molte specie animali, cambieranno il nostro paesaggio e le condizioni di vita; il mondo sarà sempre “più antropizzato”: l’uomo continuerà a modificare l’ambiente circostante e dovrà necessariamente adattarsi ad esso con nuovi stili di vita, che tengano conto del costante aumento della popolazione e della necessità di ottimizzare le risorse limitate del nostro pianeta.

A questi fattori di rischio esterni, si aggiungono poi fattori di rischio “antropogenici” cioè creati dall’uomo stesso. Si tratta essenzialmente delle conseguenze dello sviluppo tecnologico, che  – ci dice Hawkings –  creerà “nuovi modi in cui le cose si possano mettere male”. Cita ad esempio l’evoluzione degli armamenti NBC (nucleare, batteriologico, chimico), il cui potenziale distruttivo aumenterà esponenzialmente in futuro, secondo un trend già sperimentato nel passato.

A suo avviso, entro la fine del prossimo millennio, la razza umana avrà colonizzato altri pianeti; quindi la fine della Terra non significherà necessariamente la fine dell’umanità.  Sarà cruciale la sopravvivenza nei prossimi secoli, prima che la colonizzazione cominci. Hawking ritiene necessario che l’uomo escogiti una forma di controllo della sua naturale aggressività; ritiene che un governo planetario di qualche sorta possa essere la risposta al rischio di conflitto globale. “E’ importante che la tecnologia cambi la nostra vita in meglio. In una società democratica, questo significa che tutti dovrebbero avere una conoscenza scientifica di base, così da prendere delle decisioni consapevoli sul nostro futuro”. Questa, secondo Hawking, è la missione della divulgazione scientifica.

Un altro fattore di rischio è lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. Già la scienza ha compiuto dei passi significativi nello sviluppo di macchine in grado di “imparare” dall’esperienza; si tratta di una forma primitiva di evoluzione. Ed è proprio la perdita di controllo di tale evoluzione che potrebbe portare ad un conflitto tra l’uomo e le macchine. Questo scenario, evocato in passato da scrittori visionari quali Isaac Asimov, si unisce ad un altro aspetto pratico che è ormai entrato nel dibattito politico: la rimozione della forza lavoro umana, sostituita da sofisticate macchine in grado di compiere il lavoro in modo accurato e a più basso costo.

Si tratta di un affascinante viaggio nei prossimi secoli, ove tutti gli ingredienti di un futuro possibile sono inclusi in una visione unitaria. Sono argomenti noti, esplorati dalla letteratura fantascientifica e spettacolarizzati dal mondo del cinema. Ma Stephen Hawking li sintetizza, ponendo il problema del controllo etico della scienza, che richiede a suo avviso una cultura di base scientifica ed un forte impegno politico globale. “Non fermeremo il progresso e non torneremo indietro”, afferma lo scienziato “così, dobbiamo comprendere i rischi e controllarli. Sono ottimista, penso che ce la faremo”. Una visione razionale, positivista e fiduciosa nel potenziale umano. Forse non riflette quello che vediamo oggi nel mondo occidentale, produttore di gran parte della tecnologia e attraversato da correnti populistiche che incitano alla chiusura e alla difesa del proprio benessere e della propria supremazia. Ma quando si riflette su una scala temporale di secoli, l’oggi è solo una parentesi ed il futuro è il luogo delle possibilità.

Giuseppe Citrolo

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Giuseppe Citrolo
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