La scuola italiana funziona meglio di altri Paesi | Lo sostiene uno studio elaborato dall’Ocse

di Angelica Serrai

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La scuola italiana funziona meglio di altri Paesi | Lo sostiene uno studio elaborato dall’Ocse

| mercoledì 29 Marzo 2017 - 15:55

Se ieri qualcuno avesse detto agli italiani che la scuola italiana funziona meglio di quella di altri paesi dell’Ocse, in pochi ci avrebbero creduto. Eppure, da uno studio elaborato dalla Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico basato sul confronto tra i dati delle indagini Ocse-Pisa sulle competenze scolastiche e sulle competenze degli adulti (26/28 anni), emerge che il nostro Paese è al top.

La leadership, riguarda, in particolare, l’inclusione dei ragazzi delle scuole superiori provenienti da famiglie con una condizione non favorevole. Nel nostro Paese, le differenze socio-economiche di partenza, quindi, pesano meno, ma ritornano a farsi sentire dopo l’uscita dalla scuola.

Il divario del punteggio nell’alfabetizzazione associato all’istruzione dei genitori è generalmente di grandi dimensioni, all’età di 15, e tende ad allargarsi come dimostra l’analisi realizzata sul campione di studenti osservato dall’indagine Ocse-Pisa giovane età adulta. Nella Repubblica Ceca, in Danimarca e in Polonia, il divario è superiore a 0,5 all’età di 15 anni e aumenta a 27 anni. Invece, in Belgio (Fiandre), in Canada e negli Stati Uniti il divario è maggiore di 0,5 a 15 anni ma diminuisce a 27 anni. In Nuova Zelanda, Norvegia e Svezia il divario con il livello di istruzione dei genitori è ridotto all’età di 15 anni (0,3) ma aumenta da giovani adulti e, in Nuova Zelanda, arriva fino a 0,8. In Corea il divario è basso all’età di 15 anni e rimane sempre ad un livello non alto.

Il divario con l’istruzione dei genitori all’età di 15 è di medie dimensioni in Australia, Austria, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia e Spagna. Il divario resta stabile in Germania, mentre tende a crescere in altri paesi.

Per il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli,  “i dati ci dicono che la scuola italiana è una scuola inclusiva, capace di supportare le studentesse e gli studenti che partono da condizioni più svantaggiate. Una scuola di cui possiamo essere orgogliosi e a cui dobbiamo ora continuare a garantire strumenti e risorse perché possa attuare sempre pienamente l’articolo 3 della nostra Costituzione, garantendo a tutte le ragazze e tutti i ragazzi pari opportunità e uguaglianza. In questa direzione – continua – vanno gli investimenti che stiamo facendo sulle competenze delle studentesse e degli studenti attraverso i fondi PON che abbiamo messo a bando nelle scorse settimane”.

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