Potenza, operazione “Ndrangames”: 12 arresti | Così i clan calabresi e lucani gestivano slot illegali

di Emanuele Termini

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Potenza, operazione “Ndrangames”: 12 arresti | Così i clan calabresi e lucani gestivano slot illegali

| giovedì 30 Marzo 2017 - 15:29

Un giro d’affari milionario, sempre più irrinunciabile per le cosche calabresi e lucane: il business delle slot machines. Almeno tremila “macchinette” piazzate in tutta Italia fruttavano annualmente un ricavo stimato in 200 mila euro l’anno per ogni apparecchio.

Sono solo alcuni dei dati emersi nel corso delle indagini sfociate con l’operazione dei carabinieri di Potenza denominata “Ndrangames“. I militari hanno eseguito 19 misure di custodia cautelare. Il sistema delle slot era protetto da una sofisticatissima rete di server e cloud stranieri, e con un meccanismo di accesso realizzato da hacker, italiani ed europei, di altissimo livello.

Il gip ha disposto una misura di custodia cautelare in carcere, undici arresti domiciliari, sette obblighi di dimora, e il sequestro preventivo di sette società. Gli indagati sono complessivamente 200. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono di associazione per delinquere transnazionale pluriaggravata, e raccolta dei proventi illeciti del gioco illegale on line attraverso strumenti informatici e telematici.

Le indagini si sono svolte tra il 2012 e il 2015, con un coordinamento investigativo con le Dda di Catanzaro e Bologna. Le indagini si sono concentrate sulle attività illecite del clan di ‘ndrangheta che fa capo a Nicolino Grande Aracri di Cutro (Crotone), e i collegamenti con il clan lucano Martorano-Stefanutti.

Le slot erano prive delle autorizzazioni dell’Aams (l’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato) e sullo schermo riportavano semplici giochi dimostrativi. Accedendo però al sistema criptato attraverso una card in possesso del gestore del locale pubblico, i giocatori entravano nel sistema vero e proprio, criptato e sostenuto da server stranieri, in Olanda, Grecia e negli Stati Uniti, architettato da hacker che potevano anche disattivarlo da un controllo remoto, per eludere i controlli delle forze dell’ordine e cancellare la cronologia delle operazioni.

Le slot sono state scoperte in Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli, Toscana, Emilia-Romagna, Umbria, Lazio, Marche, Sardegna, Campania, Abruzzo, Molise, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia. Secondo le stime degli investigatori, il guadagno annuo ammonterebbe a circa 593 milioni di euro. I clan avevano  “agganci” in tutto il Paese per riciclare il denaro sporco.

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