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George Soros, “l’imperatore” che non ama Trump

George Soros è un finanziere americano, nato in realtà in Ungheria nel 1930, che parallelamente alla propria attività economica gestisce una serie di ONG e organizzazioni filantropiche. E’ nato in una famiglia di origini ebraiche, anche se non osservante, e dunque è sopravvissuto quasi miracolosamente alle persecuzioni naziste degli anni quaranta. Dopo la fine della seconda guerra mondiale si è trasferito in Inghilterra, dove ha frequentato la London School of Economics, seguendovi fra gli altri i corsi tenuti dal filosofo di origini austriache Karl Popper. Alla fine degli anni cinquanta si è trasferito a New York, cominciando a lavorare nel settore finanziario e proponendosi come esperto dei mercati europei agli operatori economici americani desiderosi di investire nel vecchio continente.

Le ONG di Soros sono oggi racchiuse all’interno della Open Society Foundation, con sede a New York City e un bilancio annuale di quasi un miliardo di dollari. Come si evince dal nome stesso, scopo di queste ONG è promuovere nel mondo un’idea di società aperta e liberale sul piano economico e dei costumi. In aggiunta all’Open Society vi sono diverse altre organizzazioni promosse dalla famiglia Soros: Soros Humanitarian Foundation, Jennifer and Jonathan Allan Soros Foundation, Iris Foundation, the Trace Foundation. Oltre ad avere proprie organizzazioni, George Soros finanzia generosamente altre organizzazioni umanitarie o comunque di orientamento progressista, come Human Rights Watch, l’International Crisis Group, J Street.

In Europa l’Open Society ha fondato nel 2006 il think thank sulla politica estera European Council on Foreign Relations. Inoltre Soros finanzia anche giornalisti investigativi e gruppi per la difesa della libertà di stampa. Per esempio: Consortium of Investigative Journalists, International Center for Journalists, Project Syndicate. Infine il magnate di origine ungherese finanzia anche organizzazioni anti-corruzione come Transparency International e il Centre for Applied Nonviolent Action and Strategies di Belgrado. Soros si è arricchito enormemente soprattutto a partire dagli anni settanta, anni in cui con il socio Jim Rogers ha creato il fondo d’investimenti Quantum Fund, che ha investito massicciamente nell’industria degli armamenti di precisione. Poi negli anni novanta ha realizzato ulteriori enormi guadagni con le speculazioni sulla Lira e sulla Sterlina del 1992 e con quelle sulle monete asiatiche del 1997.

In concomitanza con la sua ascesa economica, comincia alla fine degli anni settanta anche l’ascesa filantropica di George Soros. Egli si interessa particolarmente del mondo comunista est-europeo, da cui per origini familiari proviene, e infatti apre la sua prima fondazione filantropica a Budapest nel 1984. Poi apre scuole di formazione manageriale nel 1988 in Polonia e nel 1989 in Cecoslovacchia e Romania. Nel 1990 crea la Open Estonia Foundation per offrire corsi d’inglese nella repubblica baltica. Dopo la caduta del muro di Berlino e il collasso dell’Unione Sovietica nel 1991, Soros accresce la penetrazione delle proprie organizzazioni filantropiche nei paesi ex comunisti. Diventa così un punto di riferimento importante per la politica estera nei confronti di Est-Europa e Russia dell’amministrazione Clinton negli anni novanta.

Il Soros finanziere torna però alla carica il 13 agosto 1998, quando fa pubblicare dal Financial Times una propria lettera in cui dichiara che il mercato finanziario russo era destinato al tracollo, dando così avvio alla crisi del rublo. Essendo politicamente un progressista, sul piano della politica interna americana Soros è sempre stato un finanziatore del partito democratico. Come principale punto di riferimento all’interno del partito, Soros ha sempre avuto i coniugi Clinton ma ha favorito anche l’ascesa di Barack Obama nel 2008. Nel corso della campagna presidenziale del 2016 Soros è stato ovviamente stato un grande finanziatore di Hillary Clinton e la vittoria finale del repubblicano Donald Trump è stata senz’altro per lui una cocente sconfitta. A gennaio 2017 George Soros, al World Economic Forum di Davos, ha definito Donald Trump “un impostore, un imbroglione ed un potenziale dittatore”.

In realtà lo scontro fra Trump e Soros non va visto come lo scontro tra due singole personalità ma come emblema del contrasto in atto tra due settori dell’elite statunitense con due visioni opposte del paese e del suo ruolo nel mondo; da un lato ci sono quelli come Soros, Obama e i Clinton che vorrebbero continuare con lo schema degli ultimi decenni, quello della globalizzazione finanziaria a guida statunitense, dei trattati multilaterali di libero scambio, dell’integrazione degli immigrati latino-americani negli Stati Uniti e della concessione di diritti alle coppie omosessuali. Dall’altro ci sono quelli come Trump che propongono invece una reindustrializzazione degli Stati Uniti, trattati commerciali bilaterali più favorevoli agli interessi americani e il ritorno ai valori sociali tradizionali.

Giuseppe Citrolo

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