Rugby, ferito al Bataclan: Barraud costretto al ritiro. “Troppo pericoloso tornare”

di Andrea Zito

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Rugby, ferito al Bataclan: Barraud costretto al ritiro. “Troppo pericoloso tornare”

| giovedì 27 Aprile 2017 - 17:21

Una storia con una fine dolce amara. Aristide Barraud, rugbista in forze al Mogliano Rugby (squadra del campionato di italiano di Eccellenza) e ferito gravemente nell’attentato al Bataclan, ha infatti oggi annunciato il ritiro dall’attività agonistica.

Il giocatore francese (28 anni) era stato costretto a un lungo ricovero (in una prima fase anche in prognosi riservata) e a ben 4 operazioni per ristabilirsi dalle ferite riportate. Solo nelle ultime settimane era tornato in campo per le prime sedute di corsa e dare i primi timidi segnali di un suo possibile recupero, il tutto, però, fra dolori lancinanti e condizioni fisiche precarie.

Questo un lungo estratto della sua lettera (pubblicata sul sito del club veneto) in cui dice addio al rugby: “Ho lottato, dal primo giorno in cui mi sono reso conto di cosa era successo. Ho scelto di tornare sul campo contro le raccomandazioni dei chirurghi. Mi hanno assecondato e ho iniziato questo percorso pazzesco, recuperando la forma fisica al di là di tutte le previsioni, grazie all’aiuto ed al sostegno che ho ricevuto.

Ma adesso qualcosa è cambiato. Da tre mesi ho visto il mio corpo non accettare più lo sforzo fisico e inviarmi segnali negativi, troppi. Ho 28 anni, il mio corpo è a dir poco distrutto. Due mesi fa mi hanno diagnosticato ulteriori problemi causati dalle cure effettuate per tenermi in vita. Con tutti gli altri danni fisici subiti, non sono cose che posso trascurare ed ho iniziato ad aver paura per la mia vita. Tornando a giocare rischio oggettivamente la morte, e morire in campo, davanti ai miei amici e a chi mi vuole bene non mi sembra assolutamente una buona idea.

Volevo arrivare fino in fondo, raggiungere l’obiettivo che pensavo fosse tornare quello di prima, ma evidentemente non mi ero reso conto di quanto fosse realisticamente impossibile. Ho lottato con tutte le mie forze e sono vivo, spaccato, distrutto, ma ancora in piedi ben saldo sulle mie gambe. Il rugby mi ha salvato la vita, l’idea di tornare a giocare mi ha salvato la vita. Mi ha tenuto lontano anche dall’incubo della follia. Però adesso devo ascoltare quello che il mio corpo mi sta dicendo da tempo, sono arrivato al limite e non intendo più oltrepassarlo.

Adesso ho bisogno di continuare a curarmi, nel corpo e nella testa. Sono stato in “battaglia” dal primo giorno, da quando mi sono svegliato più morto che vivo. Ho bisogno di tempo, ed ho voluto scrivere queste righe perché in questo momento non voglio rilasciare altre interviste e parlare ancora di queste cose. Voglio staccare con tutto, anche con il Rugby. Tornerò, sicuramente tornerò, perché questo sport è la mia vita, ma lo farò quando starò davvero bene e potrò dare il meglio di me stesso per gli altri.

Non potrò mai ringraziare abbastanza tutti quelli che mi hanno aiutato e sostenuto, forse il modo migliore è quello di promettervi di non mollare mai e di continuare a vivere con forza e determinazione, tenendo sempre ben stretto nel profondo del mio cuore quanto mi avete dato.

Ciao a tutti.”

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