“Trump ha detto che senza Twitter non sarebbe stato presidente? Se così fosse, mi spiace. Davvero”. Questa la dichiarazione forte di Evan Williams, co-fondatore di Twitter, che in un’intervista al New York Times parla del futuro di internet e delle storture che (a sua detta) avrebbe contribuito ad alimentare.
E sul tema Trump (assidui utilizzatore del social network – 30 milioni di follower -, considerato dal presidente alla base del proprio successo) Evan Williams ricorda: “La Silicon Valley si percepisce come Prometeo, ma tendiamo a dimenticare è che Zeus se la prese così tanto con Prometeo che lo incatenò a una roccia, così che gli uccelli potessero mangiarne le viscere in eterno. Qualcuno potrebbe ora dire che è quello che ci meriteremmo, per aver consegnato a Trump il potere dei tweet”.
Ma è il giudizio in generale sulla rete ad essere fortemente critico e rassegnato: “Un tempo pensavo che, se avessimo dato a tutti la possibilità di esprimersi liberamente e scambiarsi idee, il mondo sarebbe diventato automaticamente un posto migliore. Mi sbagliavo. Internet premia gli estremi: Internet interpreta un comportamento simile come il fatto che tutti vogliano vedere incidenti (ad esempio)”.
“I sistemi basati sulla pubblicità premiano inevitabilmente l’attenzione di molti utenti e fa in modo che gli vengano forniti determinati contenuti. Non possono premiare la risposta corretta. I sistemi pagati dai consumatori, invece, possono premiare il valore di un contenuto. La soluzione è una sola: le persone dovranno pagare per contenuti di qualità.
Williams conclude: “Gli umani sono umani: sulle porte delle nostre case ci sono serrature, mentre Internet è iniziato senza pensare che avremmo dovuto replicare questo schema anche online. Internet non funziona più, è guasta. E che sia guasta è sempre più evidente a tanta gente”.
