Embargo al Qatar, forte tensione tra i paesi arabi

di Giuseppe Citrolo

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Embargo al Qatar, forte tensione tra i paesi arabi

| lunedì 26 Giugno 2017 - 16:05

L’embargo imposto al Qatar da Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi e Bahrain il 7 giugno ha aperto un altro fronte di crisi in Medio Oriente. I quattro paesi accusano Doha di finanziare il terrorismo internazionale. L’interruzione dei flussi di merci attraverso il confine con l’Arabia Saudita (l’unico confine di terra per il Qatar) sta creando problemi di approvvigionamento per il ricco stato qatarino.

La crisi ha origine da alcune dichiarazioni dell’emiro Al Thani apparse su un sito web di informazioni legato al governo del Qatar: l’Iran veniva salutato come una potenza islamica e la politica di Trump nel Golfo, improntata al forte appoggio ai Sauditi contro Teheran, veniva aspramente criticata. Il caso si è poi tinto di giallo: il Qatar ha smentito la veridicità delle dichiarazioni, sostenendo che il sito era stato attaccato da hacker. Tesi confermata da fonti dell’intelligence USA, che hanno puntato il dito verso la Russia di Putin.

Ma questo non è bastato a depotenziare la vicenda; l’embargo è scattato, giustificato da disaccordi profondi in materia di politica estera. Il Qatar ha infatti sviluppato nel corso degli ultimi vent’anni linee di politica estera indipendente, in contrasto con la linea saudita e di altri regimi arabi. Ecco alcuni esempi: l’appoggio ed i finanziamenti ai fratelli musulmani in Egitto, il cui movimento politico è considerato fuori legge dopo il colpo di stato del generale Al-Sisi; i finanziamenti al movimento sciita di Hezbollah, uno dei protagonisti della guerra civile in Libano (storicamente vicino a Teheran, il movimento oggi combatte in Siria a fianco di Assad, Teheran e dei russi); i rapporti poco chiari con al Qaeda ed alcuni fazioni Qaediste in Siria; i rapporti cordiali con Teheran, con cui il Qatar condivide il grande giacimento offshore di gas nel Golfo Persico, che è alla base delle sue fortune economiche; la creazione del network giornalistico Al-Jazeera, che si è imposto nel giro di un decennio come il più diffuso canale di news del mondo arabo, un network che si professa indipendente, in una regione ove l’informazione è tipicamente sotto controllo governativo.

Il 24 giugno i quattro stati arabi hanno inviato un ultimatum, tramite il Kuwait che ha assunto il ruolo di mediatore per la risoluzione della crisi. Se il Qatar non dovesse ottemperare in 10 giorni, i 4 stati minacciano  un embargo totale di durata indefinita. Le richieste contenute nell’ultimatum intendono smantellare le linee di politica estera  dello stato qatarino. Ecco le principali: depotenziare i rapporti diplomatici con l’Iran; chiudere la base militare della Turchia in Qatar; azzerare il supporto ad organizzazioni e movimenti all’interno dei quattro stati; interrompere la pratica di concedere la cittadinanza a cittadini provenienti dai 4 paesi; interrompere rapporti e con organizzazioni terroristiche; chiudere il network giornalistico Al Jazeera; corrispondere un risarcimento ai quattro paesi.

Le prime reazioni ufficiali da parte del Qatar non sono promettenti. Si tratta di “condizioni non ragionevoli e praticabili”, ha affermato un portavoce delle autorità qatarine, riferendosi all’invito del segretario di stato americano Tillerson di stemperare i toni della crisi. “La lista delle richieste conferma che l’embargo non ha nulla a che vedere con il terrorismo; si tratta di limitare la sovranità del Qatar e controllare la sua politica estera”, ha affermato Sheikh Saif al-Thani, direttore dell’ufficio Comunicazioni del governo del Qatar. Il ministro degli esteri qatarino, per parte sua, si è detto indisposto a qualsiasi trattativa se prima non sarà tolto l’embargo.

Sull’altro fronte, i 4 hanno affidato ai vicini Emirati Arabi la loro risposta. Il ministro degli esteri UAE Anwar Gargash ha accusato il Qatar di voler sabotare qualsiasi mediazione, rendendo pubbliche le condizioni dell’ultimatum. “Questo è il prezzo da pagare per anni di complotti contro i paesi vicini”, ha inoltre aggiunto, riferendosi alla condizione di non meglio precisati risarcimenti che il Qatar dovrebbe corrispondere. “L’alternativa è che ognuno vada per la sua strada, se il Qatar non accetta le nostre condizioni; non possiamo continuare ad avere rapporti, se non abbiamo una linea comune”.

Il Qatar non è comunque isolato sul fronte internazionale. L’alleato più potente in questa contesa è la Turchia, il cui presidente Erdogan ha le sue radici in un movimento islamico simile a quelli finanziati dal Qatar nella regione. La Turchia si sta affrettando ad incrementare la sua presenza militare in Qatar. “Un passo positivo per la sicurezza del Golfo”, ha commentato il ministro della difesa turco Fikri Isik. La  frattura tra il Qatar, ove gli americani hanno una grande base militare, e l’Arabia Saudita sostenuta dall’amministrazione Trump, è un test per gli USA. Dopo i tweet di Trump che lodavano l’iniziativa dell’embargo come un passo nella lotta al terrorismo, l’amministrazione americana ha invocato con Tillerson richieste “ragionevoli e praticabili”. Gli americani vogliono una risoluzione della crisi, per scongiurare un avvicinamento del Qatar a Teheran ed Ankara, alleati di Mosca in Siria.

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