Attentati contro i carabinieri, arrestati due boss | Svelato il patto stragista di mafia e ‘ndrangheta

di Redazione

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Attentati contro i carabinieri, arrestati due boss | Svelato il patto stragista di mafia e ‘ndrangheta

| mercoledì 26 Luglio 2017 - 08:38

Hanno finalmente un nome i mandanti dei tre attentati contro i carabinieri degli anni ’93 e ’94 nei quali morirono due militari e altri due rimasero feriti. Un’operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, ha tratto in arresto due elementi di vertice della ‘Ndrangheta e di Cosa nostra. All’operazione partecipano anche i Carabinieri.

Nel primo attentato, il 18 gennaio 1994, morirono gli appuntati Antonino Fava e Giuseppe Garofalo; nel secondo, l’1 febbraio 1994, furono feriti l’appuntato Bartolomeo Musicò ed il brigadiere Salvatore Serra; il 1 dicembre 1994 rimasero miracolosamente illesi il carabiniere Vincenzo Pasqua e l’appuntato Silvio Ricciardo.

Nell’ambito dell’operazione sono state eseguite anche numerose perquisizioni in diverse regioni d’Italia. Le operazioni sono eseguite dalla squadra mobile di Reggio Calabria, dal Servizio centrale antiterrorismo e dal Servizio centrale operativo della polizia di Stato e partecipano anche i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria.

La ‘ndrangheta fu protagonista, al pari della mafia, nell’attacco allo Stato portato tra il 1993 ed il 1994 in quella che fu definita la stagione delle “stragi continentali” con gli attentati di Firenze, Milano e Roma. L’operazione, non a caso, è stata denominata ”Ndrangheta stragista’ dagli inquirenti.

In manette sono finiti il siciliano Giuseppe Graviano, capo del mandamento mafioso di Brancaccio, coordinatore delle cosiddette “stragi continentali” eseguite da Cosa Nostra, attualmente detenuto in regime di carcere duro. L’altro soggetto colpito dalla misura cautelare della custodia in carcere è il calabrese Rocco Santo Filippone, di 77 anni, di Melicucco (RC), capo del mandamento tirrenico della ‘Ndrangheta all’epoca degli attentati ai carabinieri.

A quest’ultimo, la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria contesta anche il reato di associazione mafiosa per essere, anche attualmente, l’elemento di vertice dell’articolazione territoriale della ‘Ndrangheta, localmente denominata cosca Filippone – direttamente collegata alla più articolata e potente cosca Piromalli di Gioia Tauro (RC).

Al Filippone sono demandati – è scritto in una nota – compiti di particolare rilievo come quello di curare le relazioni e incontrare i capi delle altre famiglie di ‘Ndrangheta al fine di dare esecuzione alle decisioni di maggior rilevanza criminale, deliberate dalla componente riservata della organizzazione mafiosa calabrese, come quelle di aderire alla strategia stragista di attacco alle istituzioni dello Stato, attuata in Calabria, negli anni ’93 e ’94, in sinergia con Cosa Nostra attraverso il compimento degli omicidi e tentati omicidi dei Carabinieri, materialmente eseguiti da Giuseppe Calabrò e Consolato Villani.

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