Haftar attacca nuovamente la missione Italiana | “Senza la nostra autorizzazione è un’invasione”

di Redazione

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Haftar attacca nuovamente la missione Italiana | “Senza la nostra autorizzazione è un’invasione”

| sabato 12 Agosto 2017 - 09:55

Il generale Khalifa Haftar, leader del Parlamento di Tobruk, torna a parlare duramente della missione navale italiana nelle acque libiche: “Non c’è stata alcuna intesa con noi. Sarraj ha violato in modo grave gli accordi in cui si dice che mosse di questo genere vanno coordinate tra noi. Senza la nostra autorizzazione è un’invasione“.

“Libici e italiani sono amici – ha quindi spiegato Haftar al “Corriere della Sera” – E, proprio perché i nostri rapporti sono eccellenti, tengo a combattere chiunque provi a rovinarli. Noi libici teniamo alla nostra indipendenza e sovranità. Nessuno può entrare con mezzi militari nelle nostre acque territoriali senza autorizzazione. Sarebbe un’invasione e abbiamo il diritto-dovere di difenderci”.

Haftar quindi aggiunge: “Non si tratta di un atteggiamento specificamente anti-italiano. Vale per qualsiasi nave militare straniera che resta un obbiettivo legittimo, se non si coordina con le mie forze armate”. Non solo Roma, anche Tripoli nel mirino di Haftar: “Sarraj ha violato in modo grave gli accordi di Parigi, dove si dice esplicitamente che mosse di questo genere vanno coordinate tra noi. Ma la violazione è anche italiana”.

“A Roma sono corresponsabili, sanno benissimo che Sarraj non ha alcuna autorità per permettere alle vostre navi di venire nelle nostre acque territoriali”. “Il suo problema è che dipende dalle milizie, non possiede un esercito regolare come il nostro. Ecco perché subisce anche il peso delle bande di scafisti e della criminalità che gestisce il traffico dei migranti in Tripolitania”.

La soluzione di Haftar: “Il problema non si risolve sulle nostre coste – ha detto al “Corriere” -. Se non partono più via mare ce li dobbiamo tenere noi e la cosa non è possibile. Anche gli accordi del vostro ministro degli Interni Minniti con le tribù, le milizie e le municipalità del nostro deserto sono solo palliativi, soluzioni fragili. Dobbiamo invece lavorare assieme per bloccare i flussi sui 4.000 chilometri del confine desertico libico nel sud. I miei soldati sono pronti. Io controllo oltre tre quarti del Paese. Possiedo la mano d’opera, ma mi mancano i mezzi”.

E per mezzi il generale intende “corsi di addestramento per le guardie di frontiera, munizioni, armi, ma soprattutto autoblindo, jeep per la sabbia, droni, sensori, visori notturni, elicotteri, materiali per costruire campi armati di 150 uomini ciascuno altamente mobile e posizionati ogni minimo 100 chilometri”.

Un’operazione da “circa 20 miliardi di dollari distribuiti su 20 o 25 anni per i Paesi europei uniti in uno sforzo collettivo, nulla, se paragonata a quello che l’Europa stanzia per Erdogan – conclude Haftar – La Turchia prende 6 miliardi per controllare un numero infinitamente inferiore di profughi siriani e qualche iracheno”.

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