Palermo, blitz antimafia al Borgo Vecchio | In manette 17 esponenti del clan VIDEO

di Redazione

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Palermo, blitz antimafia al Borgo Vecchio | In manette 17 esponenti del clan VIDEO

| venerdì 10 Novembre 2017 - 08:25

Un blitz dei carabinieri di Palermo nel quartiere di Borgo Vecchio ha portato all’esecuzione di un provvedimento restrittivo  nei confronti di 17 indagati, ritenuti a vario titolo responsabili di associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, rapina, illecita detenzione di armi e munizioni e fittizia intestazione di beni.

L’attività d’indagine rappresenta la prosecuzione delle operazioni condotte nei confronti degli affiliati al mandamento mafioso di Porta Nuova, quali Pedro (luglio 2011), Hybris (dicembre 2011), Panta Rei 1 e 2 (dicembre 2015 e novembre 2016), ed ha permesso la disarticolazione dell’attuale organigramma della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.

È stato possibile individuare gli assetti e le relative dinamiche attraverso le numerose attività di intercettazioni audio/video ed il contributo di due collaboratori di giustizia, ex esponenti apicali del predetto sodalizio criminoso. In manette sono finiti: Fabio Bonanno, Domenico Canfarotta, Cristian Cinà, Domenico Consiglio, Salvatore D’Amico, Marcello D’Amico, Elio Ganci, Giuseppe La Malfa, Nunzio La Torre, Gianluca Lo Coco, Luigi Miceli, Francesco Russo, Salvatore Russo, Antonino Siragusa, Massimiliano Tabbita, Domenico Tantillo, Antonino Tarallo.

Nel 2015, certi di essere arrestati a causa della collaborazione con la giustizia di Francesco Chiarello, i fratelli Domenico e Giuseppe Tantillo, allora reggenti della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, ottennero il consenso dai vertici del mandamento mafioso di Porta Nuova affinché il loro successore fosse individuato in Elio Ganci, scarcerato nel novembre di quell’anno dopo aver scontato una condanna per il reato di cui all’art. 416 bis ed estorsioni commesse per conto del medesimo sodalizio.

Ganci  si avvaleva di Fabio Bonanno, Salvatore D’Amico, Luigi Miceli e Domenico Canfarotta, per curare, grazie anche agli altri arrestati, il sostentamento economico ai familiari dei detenuti, le attività estorsive ed il controllo della piazza di spaccio nel territorio di competenza mafiosa. Ovvero tutte attività necessarie a trarre illeciti profitti e ad avere il capillare controllo del territorio.

L’attività estorsiva continua ad essere una forma di sostentamento primario per il sodalizio. Grazie al rinvenimento del cosiddetto “libro mastro” sono state ricostruite 14 vicende estorsive in danno di imprenditori e di commercianti della zona di riferimento, costretti al versamento a cosa nostra di somme di denaro per evitare ritorsioni che, in qualche circostanza, sono avvenute e sono state puntualmente documentate.

In tale contesto, alcuni imprenditori e commercianti sono stati sentiti e hanno confermato le imposizioni di cosa nostra. Sono state sequestrate anche diverse attività commerciali riconducibili a cosa nostra, intestate a prestanome ed avviate, in diversi punti della città, mediante il riciclaggio di proventi illeciti.

Sono emerse anche le responsabilità degli autori di una sparatoria avvenuta la sera del 4 marzo 2015, nella piazza centrale del quartiere di Borgo Vecchio, tra i Tantillo ed i componenti della famiglia di Francesco Russo che, dal 2006 al 2008, aveva retto quell’articolazione mafiosa e intendeva, di fatto, riprenderne le redini.

Nella circostanza le due fazioni si contrapposero attraverso l’esplosione di numerosi colpi d’arma da fuoco: la gravità ed il clamore pubblico suscitato dalla vicenda indusse Paolo Calcagno (reggente pro tempore del mandamento mafioso di Porta Nuova, attualmente detenuto) ed altri esponenti apicali ad intervenire immediatamente nei confronti di Russo che sarebbe stato allontanato dal quartiere nel caso in cui non avesse rispettato le gerarchie dell’epoca.

Sono infine stati individuati gli autori di una rapina avvenuta, la sera del 26 giugno 2011, all’interno di un’abitazione del quartiere Borgo Vecchio, in cui una vittima veniva ferita a colpi d’arma da fuoco. Quella rapina non era stata autorizzata e, quindi, i responsabili erano stati poi aggrediti fisicamente dagli esponenti del mandamento mafioso di Porta Nuova e dagli stessi vertici della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.

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