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“Il sapore del successo”, benvenuti nel mondo dell’aria fritta

[blockquote]Benvenuti nel mondo dell’aria fritta. Con buona pace degli slower food di tutto il mondo[/blockquote] Perché quando tutto il mondo gira e si agita fino al valium attorno alla conquista delle tre stelle, come fosse la scoperta della penicillina, c’è qualcosa che non torna. C’è un po’ di moda, un po’ di bipolarismo malcurato e tanto business attorno.

Perché le tre stelle potranno essere della Michelin (che avrà coperto tutti i buchi di bilancio della produzione visto lo scarso rendimento del botteghino ad oggi) ma non si può credere che l’umanità sbavi dietro al formato concassè, al dressage della portata (argomento principe nel film, come fosse momento ancora più importante della preparazione stessa), al mistero della quenelle o di un valido roux.

Pare che molta gente si occupi anche di vivere nel frattempo che le 8372 tv di tutto il mondo mandano in onda ogni giorno circa 8372 programmi di cucina, alcune h 24.

Quindi, ridimensionando l’aspetto glamour della cucina d’eccellenza e delle mitiche tre stelle che fanno tremare le gambe dei più grandi maitre a non penser, ci troviamo di fronte a due ore di vicenda umana apprezzabile nella sua evoluzione: un bravo cuoco, da prendere perennemente a calci nel sedere perchè prima tira come un Folletto e poi non paga i pusher e perchè ha trasformato l’eros in una specie di marcia forzata infilandosi nell’infilabile, a un certo punto TAC!

Si pente, sguscia un milione di ostriche per penitenza appunto, (un milione nel senso che le segna in un taccuino ad una ad una, con la grande costanza della schizofrenia paranoide da astinenza) e decide che si spara un colpo alla tempia se non conquista le tre benemaledette stelle Michelin (che peraltro con il suo front-man, l’omone dei copertoni appunto, non è proprio rassicurante sotto l’aspetto esami del sangue).

E come nelle strips di Paperino, tutto scivola liscio fino al traguardo: ritrova subito un maitre con un ristorante, innamorato di lui, che se lo riprende malgrado i casini disastrosi combinati, una ex che paga i pusher (solitamente le ex te li mandano con le mazze) e, dulcis in fundo, una superba Sienna Miller che piano piano lo prende per l’orecchio e senza fargli alcun male, ma con una dolcezza che mi ha fatto pensare di contattarla, gli spiega l’abc della vita, quella vera, quella dove si gode, quella dove il traguardo non sei tu ma l’altro, quella dove una semplice, leggera carezza sulla schiena ferita vale milleseicentoventitre scopate dimenticate.

E fra una padella lanciata in aria e un ristorante dove i clienti sembrano riproduzioni viventi di avatar partoriti dal gruppo Condè Nast con addosso mise da ventimila dollari e trucco e parrucco da altri ventimila botox, emergono i sentimenti che mi toccano il cuore come fossi un romantico imbecille felice di esserlo: un amore corrisposto nato fra i fornelli, un amore non corrisposto impedito dai sessi, un finale a sorpresa che garantisce il vissero tutti felici e contenti e un’atmosfera di normalità, malgrado l’eccezionalità delle tre stelle che hanno liofilizzato i cosiddetti, che, anche per pochi attimi, strappa un sorriso e un sospiro, prima di tornare mestamente alla realtà del Bataclan.

Recensione di Fabrizio Hopps

Redazione

Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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