Pamela Mastropietro, la 18enne fatta a pezzi e ritrovata dentro due trolley, voleva partire per ricominciare a studiare. Lo aveva confidato a Josè, un educatore della comunità terapeutica di Corridonia (Macerata) dove Pamela era in cura. La giovane sognava di “studiare criminologia”.
Come scrive il “Corriere della Sera”, domenica 28 gennaio Josè l’aveva invitata a messa. Pamela, però, aveva altri piani e lunedì 29 gennaio, se ne va con il suo trolley senza soldi, cellulare e documenti. Scattano le ricerche, “ma lei non c’era già più”, commenta amaro Josè.
Al “Messaggero”, invece, parla un tassista peruviano. Potrebbe essere lui ad averla vista per ultimo: “Mi ha detto di portarla ai giardini. Ha pagato 7 euro ed è scesa davanti alla rotonda. Non c’era nessuno ad aspettarla. Stava bene, era lucida e sorridente”. Il tassista ricorda di averla incontrata poco dopo “in via Spalato, quasi davanti alla palazzina dove è stata uccisa”.
Il tassista racconta poi di averla vista entrare in farmacia e poi incontrarsi con il nigeriano. Il farmacista ricorda di aver comprato una siringa da 20 centesimi, quella che “viene usata di solito per droghe, crack e altre sostanze”. “All’uscita del negozio -, ricorda invece il tassista -, ho visto Pamela e il nigeriano andare via insieme. Lui camminava davanti. Poi sono entrati nel vialetto verso l’abitazione di via Spalato”.
E proprio nell’abitazione di Innocent Oseghale, il niageriano, i carabinieri del Ris hanno ritrovato vari coltelli di grosse dimensioni. I militari hanno individuato inoltre macchie di sangue in vari punti dell’appartamento. Le accuse contro il pusher sono omicidio, occultamento di cadavere e vilipendio del corpo della vittima.
