“Diceva che il mio seme lo aiutava a stare meglio, a curarsi“. È questo uno dei passaggi più agghiaccianti della testimonianza offerta da un giovane che per anni ha subito gli abusi di un prete di Ponticelli, in provincia di Napoli. “Solo a 16 anni mi sono sottratto a questo dominio”, spiega la vittima che sin dalla tenera età di 13 anni ha dovuto subire le orrende violenze.
Ma la Curia di Napoli, dopo una prima indagine, ha preferito “nascondere” il caso dichiarando di non voler aprire alcun procedimento canonico mandando però in una località segreta il prelato, don Silverio M.. Un controsenso per chi sosteneva l’insussistenza delle accuse.
“Non si ravvisano elementi tali da giustificare l’apertura di un procedimento”, scriveva nel 2014 la segreteria di Stato vaticano alla Congregazione della Fede. Ma ce’è di più, perché nel comunicato non si occultava il nome della vittima causandogli la perdita del posto di lavoro.
La Curia partenopea ha sempre fatto leva sul rifiuto, da parte della vittima, di sottoporsi a una visita psichiatrica con un esperto di ricostruzione della falsa memoria. Come scrive Il Messaggero, però, nel 2016 l’esperto della Curia aveva “interrogato” la presunta vittima, che da quella seduta aveva subito pesanti ripercussioni psicologiche, come ha affermato poi lo psichiatra da cui è in cura D. E..
