Uranio impoverito, rilevate “sconvolgenti criticità”

di Redazione

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Uranio impoverito, rilevate “sconvolgenti criticità”

| mercoledì 07 Febbraio 2018 - 20:21

Morti, malattie e silenzi assordanti. La relazione finale della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito ha accertato “sconvolgenti criticità per i militari in Italia e nelle missioni all’estero, che hanno contribuito a seminare morti e malattie“.

Si parla apertamente di “negazionismo” dei vertici militari e di “silenzi generalmente mantenuti dalle Autorità di Governo”, oltre agli interventi della magistratura penale che “non appaiono sistematici” a tutela della salute dei militari. Insomma, accuse gravissime quelle riportate dal documento che cita le relazioni degli esperti che hanno riconosciuto il nesso tra uranio impoverito e tumori. 

Tra i passaggi più rilevanti della relazione c’è l’audizione di Giorgio Trenta, presidente dell’Associazione italiana di radioprotezione medica, che ha “riconosciuto la responsabilità dell’uranio impoverito nella generazione di nanoparticelle e micropolveri, capaci di indurre i tumori che hanno colpito anche i nostri militari inviati ad operare in zone in cui era stato fatto un uso massiccio di proiettili all’uranio”.

Sono tre i casi specifici emersi nel corso dell’inchiesta: quello del militare Antonio Attianese (vittima di una grave patologia insorta a seguito della sua permanenza in Afghanistan), quello del tenente colonnello medico Ennio Lettieri (testimone, nella sua ultima missione in Kossovo, della presenza di una fornitura idrica altamente cancerogena) e infine quello del generale Carmelo Covato, che aveva affermato che “i militari italiani impiegati nei Balcani erano al corrente della presenza di uranio impoverito nei munizionamenti utilizzati ed erano conseguentemente attrezzati, affermazioni che apparivano in contrasto con le risultanze dei lavori della Commissione e con gli elementi conoscitivi acquisiti nel corso dell’intera inchiesta”.

Non solo amianto: “Sono molteplici e temibili i rischi a cui sono esposti lavoratori e cittadini nelle attività svolte dalle forze armate, ma anche dalla polizia di Stato e dai vigili del fuoco. Non c’è solo l’uranio, ma anche l’amianto, presente in navi, aerei, elicotteri. Tanto che la Commissione ha accertato che “solo nell’ambito della Marina Militare 1.101 persone sono decedute o si sono ammalate per patologie asbesto-correlate”.

I parlamentari hanno quindi rilevato la difficoltà per le vittime di ottenere giustizia. Nei luoghi di lavoro delle forze armate, infatti, la vigilanza sulla applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza è svolta esclusivamente dai servizi sanitari e tecnici istituiti presso le stesse amministrazioni della Difesa.

Con la proposta di legge Scanu, però, si vuole affidare la vigilanza sui luoghi di lavoro dell’Amministrazione della Difesa al personale del ministero del Lavoro. In agenda c’è anche “il superamento dell’Osservatorio epidemiologico della Difesa e l’affidamento delle indispensabili ricerche epidemiologiche nel mondo militare a un ente terzo e qualificato per coerenza scientifica come l’Istituto Superiore di Sanità”.

“Assolutamente non è il mio pensiero, non ho mai detto che l’uranio impoverito è responsabile dei tumori riscontrati nei soldati – sottolinea Trenta a proposito da alcune sue dichiarazioni riportare nella relazione -. Le mie affermazioni sono state travisate”. Ad esempio, spiega, “il presidente della Commissione cita una perizia che avevo fatto in cui affermavo che l’uranio al massimo poteva essere il mandante, non l’esecutore materiale. Io parlavo di un militare che lavorava in un campo di atterraggio e decollo degli aeroplani che portavano le bombe all’uranio depleto in Kosovo che aveva una pista in terra battuta”.

“Quindi quando gli aeroplani atterravano facevano un polverone, e questo faceva sì che inalasse microparticelle – prosegue – ma non di uranio, ma del materiale che stava nella pista. In questa perizia ho dato colpa a nanoparticelle derivate dalle attività che si svolgevano nel sito dove stava, ma non certo all’uranio”.

Una posizione, quella del professor Trenta, ribadita da tutte le agenzie internazionali, compresa l’Oms: “Nessuno l’ha mai provata. Anche sull’entità dell’eccesso di tumori che sarebbe stato riscontrato a mio parere non ci sono certezze, il numero di persone prese in esame è troppo basso per escludere che possa essere dovuto al caso”.

Secca la presa di posizione della difesa: “Anche alla luce delle dichiarazioni rilasciate dal professor Trenta, le forze armate respingono con fermezza le inaccettabili accuse mosse dalla relazione, ribadendo la più completa disponibilità alla collaborazione, come peraltro dimostrato anche in sede di tavolo tecnico negoziale con la Commissione, e sottolineano l’assoluta trasparenza di tutte le loro attività“.

Foto da Twitter. 

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