M5S, dopo Cecconi lascia anche Martelli

di Redazione

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M5S, dopo Cecconi lascia anche Martelli

| giovedì 08 Febbraio 2018 - 23:35

Cade la seconda testa nel M5S dopo lo scoppio del caso “restituzioni irregolari” di quote degli stipendi da parlamentari. Dopo Andrea Cecconi, è stato infatti il senatore Carlo Martelli a fare un passo indietro rinunciando alla sua elezione con il M5S: “So di aver mancato nei confronti degli iscritti del M5s, anche se la mia coscienza è a posto perché ho restituito fino all’ultimo centesimo. I probiviri decideranno sul mio caso in piena autonomia. In ogni caso ho già espresso nei giorni scorsi l’intenzione di rinunciare alla mia elezione. Continuerò a sostenere il MoVimento”.

“La settimana scorsa ho proceduto a effettuare, come confermato sul blog delle stelle, un versamento al Fondo per il Microcredito per mettermi in regola con le restituzioni pubblicate sul sito tirendiconto.it – spiega Martelli – Il ritardo è stato dovuto a seri motivi di natura personale e nel merito dei quali non entro. Non c’é nessuna legge che ci obbliga a dimezzarci lo stipendio, quindi tutto quello che facciamo è su base volontaria. In questi anni ho rinunciato a 204.731 euro e questo resta”. 

Martelli quindi promette: “Continuerò a sostenere il MoVimento e i candidati del mio collegio. Lo sento come un dovere nei confronti di chi mi ha dato fiducia alle parlamentarie”. “Andrea Cecconi e Carlo Martelli mi hanno comunicato le loro decisioni. Le accolgo con orgoglio – commenta poi il leader del M5S Luigi Di Maio – Solo dei portavoce del MoVimento 5 Stelle potevano fare una scelta del genere a fronte di uno sbaglio che hanno ammesso e subito corretto”.

“Nessuna legge li obbligava a restituire lo stipendio e nessuna legge li obbligava a rinunciare a un seggio sicuro in Parlamento. Eppure lo hanno fatto – continua il candidato premier pentastellato – Vogliamo dare l’esempio e dimostrare il distacco dalla poltrona che ci contraddistingue. Ora aspettiamo l’esito del collegio dei probiviri e andiamo avanti. Il 4 marzo si decide il futuro dell’Italia nei prossimi 10 anni”. 

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