Stop a pensione automatica per vescovi e nunzi

di Redazione

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Stop a pensione automatica per vescovi e nunzi

| giovedì 15 Febbraio 2018 - 14:49

Al compimento dei 75 anni di età, “i vescovi diocesani, i capi dicastero non cardinali e i nunzi” dovranno presentare “la rinuncia al Sommo Pontefice“, rimanendo in carica fino all’accettazione o alla proroga. Questo il contenuto del Motu Proprio, “Imparare a congedarsi”, pubblicato dal Papa.

L’accettazione o la proroga, precisa, “non va considerata un privilegio, o un trionfo personale, o un favore dovuto a presunti obblighi derivati dall’amicizia o dalla vicinanza, nè come gratitudine per l’efficacia dei servizi forniti”, ma una decisione per il “bene comune ecclesiale”.

Nunzi apostolici, vescovi della Curia romana non cardinali e prelati segretari dunque non decadranno più automaticamente al 75esimo anno di età ma saranno tenuti a presentare la rinuncia all’età canonica prevista. Se il Papaà lo riterrà opportuno, potrà dunque prolungare il loro servizio.

“La rinuncia dev’essere accettata dal Sommo Pontefice, che deciderà valutando le circostanze concrete – si legge nel documento – Una volta presentata la rinuncia, è considerato prorogato fino a quando non sia comunicata all’interessato l’accettazione della rinuncia o la proroga, per un tempo determinato o indeterminato, contrariamente a quanto in termini generali stabiliscono i canoni”.

I motivi della decisione di Bergoglio

Bergoglio precisa che la regola dei 75 anni fissata da Paolo VI sarà osservata quando possibile. “Ogni eventuale proroga – spiega – si può comprendere solo per taluni motivi sempre legati al bene comune ecclesiale. Questa decisione pontificia non è un atto automatico ma un atto di governo; di conseguenza implica la virtà della prudenza che aiuterà, attraverso un adeguato discernimento, a prendere la decisione appropriata. Cito solo come esempio alcune delle possibili ragioni: l’importanza di completare adeguatamente un progetto molto proficuo per la Chiesa; la convenienza di assicurare la continuità di opere importanti; alcune difficoltà legate alla composizione del Dicastero in un periodo di transizione; l’importanza del contributo che tale persona può apportare all’applicazione di direttive recentemente emesse dalla Santa Sede oppure alla recezione di nuovi orientamenti magisteriali”. 

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