Spesso bambini, ma anche adulti, parlano durante il sonno. Questo disturbo si chiama somniloquio e si verifica in una fase di forte stress o in uno stato febbrile. Uno studio francese, recentemente pubblicato sulla rivista specializzata Sleep, ha cercato di spiegare le motivazioni per cui si tende a parlare nel sonno e se, quando accade, vengono dette frasi di senso compiuto o no.
Sono stati presi in considerazione 232 volontari con parasonnie, ossia disturbi del sonno che causano il somniloquio. I volontari, per essere analizzati, hanno accettato di dormire per due notti in laboratorio e di sottoporsi alla polisonnografia, l’esame che valuta tutti i parametri legati al sonno.
Dall’analisi sono emersi 883 episodi di parlato nel sonno: il 59% degli episodi sono stati ricondotti a suoni privi di senso come borbottii e sussurri ma anche urla e risate. Il dato più curioso si riferisce invece alle parole che i ricercatori sono riusciti ad individuare, ben 3349. Sono stati gli uomini a rivelarsi più chiacchieroni delle donne e la parola che si ripetuta più spesso è stata “no”.
A questo si sono aggiunti anche altre negazioni e molti insulti non rivolti però a un interlocutore individuabile. Soltanto nella fase REM è stato possibile identificare l’interlocutore a cui si rivolgevano i logorroici notturni. Gli studiosi hanno addebitato la causa del somniloquio ai conflitti vissuti in casa e nella vita di tutti i giorni. Il cervello infatti durante il sonno utilizza gli stessi circuiti utilizzati di giorno per l’articolazione sintattica e semantica.