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Cucchi, un teste accusa: “I carabinieri si divertirono con lui”

Stefano Cucchi fu picchiato nella prima caserma in cui fu portato. A raccontarlo al detenuto Luigi Lainà che oggi lo riporta alla Corte d’Assise, è stato lo stesso Cucchi. Stefano, secondo il testimone, si riferiva a due carabinieri in borghese, fermati soltanto dall’ordine di un superiore, in divisa. Il teste ha affermato: “Stefano mi disse che, con lui, i carabinieri si erano ‘divertiti’ “.

Il racconto di Lainà: “Così neanche ad Auschwitz”

“La sera del 16 ottobre del 2009 mi trovavo presso il centro clinico di Regina Coeli”, ha dichiarato Lainà al processo contro i cinque carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale. In quell’occasione, il detenuto avrebbe incontrato Cucchi: “Vedo arrivare un ragazzo che aveva il volto gonfio come una zampogna, con evidenti ematomi in faccia e sugli zigomi. Aveva un colorito violaceo, perdeva sangue da un orecchio e faceva fatica a parlare”.

Stefano era stato arrestato per droga e sarebbe morto dopo sei giorni all’ospedale Pertini di Roma. Molteplici sono le accuse rivolte ai cinque carabinieri che avrebbero pestato a morte Stefano Cucchi, falsificato il verbale e provato a dare la colpa a tre agenti della polizia penitenziaria, processati ed assolti.

Il racconto di Lainà è proseguito, in tutta la sua drammaticità, incalzato dalle domande del pm Giovanni Musarò. “Quando gli ho visto la schiena era uno scheletro violaceo: sembrava un cane bastonato”, ha riferito il detenuto che aggiunto. “Roba che neanche ad Auschwitz”. Fu proprio Lainà a sollecitare l’intervento dei medici.

“Il racconto di Lainà è drammatico”, ha detto Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, che da anni combatte in prima linea per la verità. Ilaria, a margine dell’udienza, ha rievocato oggi il carattere e i modi di fare: “Quel dolore è aumentato ora dopo ora fino a farlo morire”, ha aggiunto la donna. 

Redazione

Si24 è un quotidiano online di cronaca, analisi, opinione e approfondimento, fondato nel 2013 e con sede a Palermo. Il direttore responsabile ed editore è Maria Pia Ferlazzo.

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