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Washington, Macron ammette l’insuccesso con Trump

Il président ha fallito. Emmanuel Macron, nominato paladino dell’Occidente e preposto dall’Europa a convincere Donald Trump a non ‘svincolarsi’ dall’accordo sul nucleare con l’Iran, oggi depone le armi. E, qualche istante prima di lasciare Washington, svela la sua disfatta.

Annunciato come una rockstar dallo speaker di Capitol Hill, accolto da un’interminabile ovazione, celebrato da 3 minuti e mezzo di applausi dai deputati del Congresso, Macron si è presentato al cospetto degli Stati Uniti d’America come un grande e giovane leader, lealista, atlantista, ma fermo su alcuni punti imprescindibili. Purtroppo, però, il feeling con Trump non è bastato ad ottenere il premio più importante. Il président, si diceva, ha fallito.

La ‘strana-coppia’ Trump-Macron

La strana coppia Trump-Macron sembra, di fatto, funzionare su molti versanti. E il mancato accordo su Teheran non cambia le carte in tavola. I due outsider della politica internazionale si sorridono, senza dubbio. Forse, la chiave di tanta concordia risiede proprio in questo riconoscersi autentici outsider. “Entrambi non facciamo parte del sistema politico tradizionale”, ha dichiarato Macron a FoxNews, confermando tutti i nostri sospetti. Del resto, la rockstar dell’Eliseo ha dimostrato amicizia al magnate di Mar-a-Lago, fin dai tempi del suo insediamento. Fin dalla celebre stretta di mano che li ha uniti, in sede NATO, a Bruxelles. Poi, la parata del 13 luglio 2017 sulle rive della Senna ha incantato Trump che l’ha persino replicata a Washington. Insomma, il consenso sul raid in Siria è solo il più recente abbraccio tra i leader di Francia e Stati Uniti.

Macron era dunque favorito, nonché migliore candidato per l’ingrato compito di far cambiare idea al Tycoon. Ma tutte le condizioni che facevano ben sperare l’Europa erano evidentemente insufficienti.

Tutte le carte del gioco di Macron: il discorso in inglese al Congresso e i punti fermi dell’Eliseo

“Credo che Donald Trump uscirà dall’accordo per ragioni di politica interna”, ha ammesso oggi un Macron piuttosto deluso, al termine della trasferta a stelle e strisce. E non è andato per il sottile, nonostante l’amicizia con The Donald. Ha infatti definito folle che gli americani si ritirino dall’intesa con Teheran. Il disappunto del président è comprensibile. Macron ha dimostrato tutta la sua preparazione, rinunciando persino al proverbiale nazionalismo dei francesi. Ha, infatti, tenuto in inglese tutto il discorso al Congresso, mandando in pensione l’orgoglio nazionale. Eppure, non ha nascosto – davanti ai deputati del Campidoglio – le divergenze (non sottilissime) che tengono Parigi lontana da Washington. In primis, la guerra sui dazi e l’ambiente, tutti argomenti su cui Trump e Macron non possono concordare.

Insomma qualche divergenza tra i due amici ci doveva pur essere. E non soltanto in fatto di gusti femminili. Del resto, per convincere il Tycoon sull’Iran, non serviva che il président facesse leva su certi argomenti sui quali non potrebbe esserci distanza maggiore. Magari Emmanuel avrebbe potuto mandare Brigitte a colloquio con Trump, forse tra coetanei si sarebbero capiti. E Melania avrebbe tentato l’impresa col quasi-millennial Macron che, tuttavia, dimostra di avere tutt’altri gusti.

Andrea Profeta

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Andrea Profeta
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