Salvini ‘apre’ al M5S. No da Di Maio: “Si è piegato a Berlusconi”

di Rosanna Pasta

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Salvini ‘apre’ al M5S. No da Di Maio: “Si è piegato a Berlusconi”

| mercoledì 02 Maggio 2018 - 14:10

In attesa della formazione di un nuovo governo in Italia, Matteo Salvini, leader della Lega, si dichiara ancora una volta pronto a governare per i prossimi 5 anni. Sulla possibilità di un preincarico, passa la palla al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Intanto Luigi Di Maio lo accusa su Twitter di essere schiavo di Berlusconi e dice “no” ad un governo del Movimento 5 stelle con il centrodestra. I renziani, dal canto loro, stilano un documento in vista dell’incontro della Direzione del Partito Democratico, prevista per il 3 maggio.

Salvini: “Farò il possibile fino all’ultimo”

Sembra che riuscire a formare un governo esecutivo stia diventando un’impresa sempre più difficile, lo sa bene Matteo Salvini, che da Genova, in conferenza stampa ad Euroflora 2018, ha sottolineato ancora una volta la sua volontà di mettersi al lavoro. “Qua vince chi è più resistente – ha detto -, serve la Margherita itala che ho visto a Euroflora. Vediamo di riuscire a mettere in piedi questo governo che è un parto”.  “Ribadisco che farò e faremo tutto il possibile fino all’ultimo minuto – ha continuato -. In attesa che nasca un governo mettiamoci a far lavorare almeno le commissioni parlamentari”.

Il segretario del Carroccio si è rivolto poi a tutti i suoi maggiori interlocutori. “Si può iniziare facendo eleggere a tutte le commissioni alla Camera e al Senato presidenti e vice presidenti – ha sottolineato Salvini – perché ci sono tanti dossier importanti ancora aperti. Lo dico a Di Maio, a Renzi, a Grasso, a tutti. Non è uno scambio di poltrone ma la dimostrazione della volontà della Lega di cominciare a lavorare e dare risposte concrete. Spero che le altre forze politiche accettino la proposta”. Sull’ipotesi del preincarico, rimanda la decisione a Mattarella. “Aspettiamo che il Presidente decida”, ha detto.

Matteo Salvini si è più volte dichiarato pronto a tornare alle urne, per rispettare il volere degli italiani, ma i tempi per la formazione di un nuovo governo si allungherebbero ulteriormente. Sulle possibili elezioni a ottobre, il leader della Lega si è espresso chiaramente: “Io spero di vederle fra cinque anni, perché è giusto che gli italiani che hanno votato vedano che quello che abbiamo promesso sia realtà. Da soli non ce la facciamo ma mi rifiuto di pensare a un governo che dipenda da 30-40-50 Scilipoti. Farò tutto il possibile fino all’ultimo minuto per dare un governo che duri cinque anni agli italiani, per occuparci dell’emergenza del Paese che è il lavoro”.

Volontà di lavorare e di mettersi a disposizione non soltanto degli italiani ma del Movimento 5 Stelle. “Sono umilmente a disposizione da oggi pomeriggio – ha detto Matteo Salvini -, quando e dove si vuole, con chi si vuole, in diretta o non in diretta, a sederci attorno a un tavolo con il M5s partendo dalla riforma delle pensioni, del lavoro, del sistema fiscale, del sistema giudiziario, del sistema scolastico, punto per punti, senza professoroni, per decidere come si fanno queste riforme”.

Salvini punta sulla coerenza della Lega, disposta a governare con chi ha vinto le elezioni “escludendo Renzi, la Boschi, Gentiloni – ha detto il segretario del Carroccio -, le cui riforme vogliamo sventare petalo per petalo, spero che i 5 stelle abbiano capito che la coerenza non è merce in distribuzione al discount”. È tornato poi a parlare della legge elettorale. “Noi siamo disponibili a prendere l’attuale legge e a mettere un premio di maggioranza che garantisca a chi prende un voto in più di governare – ha spiegato Salvini -, non vogliamo perdere due anni di tempo, l’unica modifica possibile è prendere questa legge elettorale aggiungendoci due righe sul premio di maggioranza”.

Di Maio: “Salvini si è piegato a Berlusconi”

Sulla coerenza del leader della Lega, però, non è d’accordo Luigi Di Maio. Su Twitter, postando una dichiarazione di Salvini del 2012 in cui diceva “nessun leghista è disposto a puntare su un’alleanza con Berlusconi”, Di Maio scrive: “Non è possibile nessun governo del cambiamento con Berlusconi e il centrodestra. Salvini ha cambiato idea e si è piegato a lui solo per le poltrone. Si torni subito al voto!”.

Pd, i tre punti del documento dei renziani

Da martedì è iniziata la raccolta di firme tra parlamentari e membri della Direzione del Partito Democratico, che si riunirà il 3 maggio. La raccolta fa capo ad un documento che mette subito in chiaro tre punti. “Siamo parlamentari eletti con il Pd e membri della Direzione – esordisce il documento – Proveniamo da storie e percorsi diversi. Non sappiamo se il prossimo congresso ci vedrà sulle stesse posizioni o se, del tutto legittimamente, sosterremo candidati diversi. Pensiamo tuttavia che tre punti chiave ci uniscano in modo forte”.

Ecco i tre punti fondamentali esplicitati nel documento. Intanto, al momento, sono state raccolte le firme di 77 deputati su 105 e 39 senatori su 52, tra questi anche i capigruppo Delrio e Marcucci.

“1. Crediamo dannoso fare conte interne nella prossima Direzione. È più utile riflettere insieme sulla visione che ci attende per le prossime sfide e sulle idee guida del futuro del centrosinistra in Italia”.

“2. Crediamo – si legge ancora nel documento – che lo stallo creato dal voto del 4 marzo sia frutto dell’irresponsabilità del Centrodestra e del Movimento Cinque Stelle che con la loro campagna elettorale permanente hanno messo e stanno continuando a mettere in difficoltà il nostro Paese”.

“3. Crediamo – conclude il documento- che il Pd debba essere pronto a confrontarsi con tutti, ma partendo dal rispetto dell’esito del voto: per questo non voteremo la fiducia a un governo guidato da Salvini o Di Maio. Significherebbe infatti venire meno al mandato degli elettori democratici. È utile invece impegnarci a un lavoro comune, insieme a tutte le altre forze politiche, per riscrivere insieme le regole del nostro sistema politico-istituzionale”.

Secondo quanto riferisce l’Ansa dopo aver contattato le componenti che fanno capo a Franceschini e Fassino, ad Andrea Orlando, a Gianni Cuperlo, a Michele Emiliano, a ReteDem e allo stesso Martina, le componenti del Pd che si distaccano da Renzi sono orientate a chiedere alla Direzione un voto sul mandato del reggente Maurizio Martina fino all’Assemblea nazionale.

 

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