Ars, Claudio Fava presidente della Commissione Antimafia

di Andrea Profeta

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Ars, Claudio Fava presidente della Commissione Antimafia

| giovedì 17 Maggio 2018 - 18:26

5 gennaio 1984, Catania. Un giornalista cammina di fronte al Teatro Stabile. Si chiama Giuseppe Fava e dirige un mensile, I Siciliani. È un giornale che, a quelli di Cosa Nostra, comincia a dare fastidio. Sarà questo il motivo, per cui quel giornalista, di fronte al Teatro, muore ucciso da 5 proiettili sparati alla testa. Suo figlio si chiama Claudio, ha 27 anni ed è anche lui un giornalista. Ieri, quel 27enne è stato eletto Presidente della Commissione Antimafia dell’Ars.

16 maggio 2017, Palermo. Il presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana insedia ufficialmente la Commissione Antimafia. Ne fanno parte i grillini Schillaci e De Luca, i forzisti Cannata e Pellegrino, i dem Lupo e Lantieri. Proprio a Lupo è andato l’unico voto in controtendenza per la presidenza. Ѐ una voce quasi unanime, dunque, quella che elegge Claudio Fava come Presidente

Le ‘luci opache’ a cui Fava darà battaglia

Ѐ, di certo, un momento particolare per l’Antimafia palermitana. Gli episodi che lacerano il suo buon nome diventano troppi. E molti (presunti) paladini della legalità finiscono sotto inchieste impietose che svelano quanto orrore possa nascondersi dietro certe asserzioni di lealtà. L’ultima testa a cadere è quella di Montante, eroe di un’Antimafia di mazzette, di talpe, di informazioni manipolate e depistaggi. Ma che l’Antimafia può assumere un aspetto minaccioso, lo sappiamo da anni. Almeno dai tempi in cui Silvana Saguto sottraeva i beni alla mafia (e non sempre alla mafia) per farne regali di Natale ai parenti.

E proprio a questi scandali che Claudio Fava ha voluto dedicare il suo discorso di insediamento. Del resto, l’inchiesta su Antonello Montante si è allargata a macchia d’olio, coinvolgendo – tra gli altri – anche l’ex governatore della Sicilia, Rosario Crocetta. Un altro nome sotratto alla rosa dei paladini dell’Antimafia. Sono queste le ‘luci opache‘ che Fava evoca, di fronte alla platea che lo ha appena eletto presidente. ‘Luci opache‘ che si proiettano sulle vicende di mafia e antimafia e confondono due fazioni che, in troppi casi, hanno smesso di darsi battaglia. Per Fava, la Commissione deve diventare uno strumento veramente efficace. “Sobrio, concreto e puntuale”: sono questi i termini con cui il neo-Presidente spera che il suo operato possa essere definito. 

Tutte le reazioni all’elezione di Fava: Micciché, Orlando, Ippolito, Musumeci

“Molto contento”. Così si è definito il presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché. Il forzista ha ricordato l’imminente anniversario della morte di Falcone, apostrofando l’elezione di Fava come un ‘bel segnale di unità politica’. “Claudio Fava è sicuramente una personalità che conosce bene il fenomeno mafioso e della corruzione”, ha aggiunto Micciché, dicendosi certo che sarà un ottimo presidente.

Lo stesso entusiasmo proviene da Palazzo delle Aquile, da cui il sindaco Orlando si è premurato di far giungere i suoi migliori auguri. Sotto le capriate della Sala delle Lapidi, infatti, sarebbero tutti fiduciosi nella ‘competenza’ e nella ‘serietà’ di Claudio Fava. E, agli auguri di Leoluca Orlando, fanno eco quelli di Mariella Ippolito, assessora alla famiglia della giunta Musumeci. La Ippolito menziona quel vissuto personale di Claudio Fava che, a suo dire, sarebbe ‘garanzia chiara’ del contributo che il nuovo Presidente darà all’operato della Commissione. “Vogliamo l’impegno delle istituzioni per bonificare la Sicilia dall’oppressione mafiosa ai vari livelli”, conclude l’assessora di Palazzo d’Orleàns. Nello Musumeci preferisce, invece, non entrare nel merito. Augura buon lavoro al neopresidente e riflette sull’elezione (quasi) unanime di Fava. “Questa elezione dimostra che non possono esserci posizioni preconcette o di parte”, dichiara Nello Musumeci.

Insomma, quella a cui Fava è chiamato è una missione. L’Antimafia non è mai stata meno credibile. Quelli che si professano eroi, nascondono antichi legami intessuti con i boss. Si commuovono di fronte al sagrato di San Domenico, piangono ogni volta che girano l’angolo di via D’Amelio e, poi, gestiscono reti di potere più sofisticate dell’impero in decadenza di Cosa Nostra. Sono ovunque. Anche a Palazzo d’Orleàns. Magari qualcuno di loro stava applaudendo l’elezione di Fava.

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