Scandalo Saguto, la giudice si difende: “Accuse mediatiche”

di Andrea Profeta

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Scandalo Saguto, la giudice si difende: “Accuse mediatiche”

| mercoledì 06 Giugno 2018 - 17:25

Ha lo sguardo fiero e la voce ferma, Silvana Saguto. E se il nome non vi sovviene (ma sarebbe strano), stiamo parlando dell’ex presidente della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo. Oggi, la giudice compare però davanti ad un altro tribunale, quello di Caltanissetta. E non certo dalla parte a cui è sempre stata abituata.

È la prima volta infatti che Silvana Saguto siede sul banco degli imputati. Nei numerosi processi a suo carico, è sempre stata assente. È chiamata a rispondere di un reato gravissimo che l’ha fatta precipitare nell’occhio del ciclone. Sì, perché Silvana Saguto era un simbolo indiscusso dell’antimafia palermitana. Una paladina senza macchia e senza paura, accusata di aver creato un’associazione a delinquere per la gestione dei beni sequestrati.

Le dichiarazioni ‘spontanee’ di Silvana Saguto dopo mesi di silenzio

Presiede Andrea Catalano. Il Tribunale di Caltanissetta ascolta, assorto, l’appello degli imputati. Poi, a parlare, è proprio lei, Silvana Saguto. La giudice, dicevamo, ha la voce ferma e lo sguardo fiero. Il tono, cioè, di chi non ha nulla da nascondere. Spiega subito che l’assenza (come l’assordante silenzio che ha caratterizzato gli ultimi mesi) è interamente causata dai suoi gravi probemi di salute. Annuncia, dunque, che farà dichiarazioni spontanee, senza aspettare il suo esame. “Ho atteso questo tribunale per spiegare”, esordisce Silvana Saguto. E, quando spiega, non esita a definire ‘mediatiche’ le accuse che le sono rivolte. Ma quell’aggettivo potrebbe costarle caro. Potrebbe gettare altra benzina sul fuoco. I capi d’imputazione, del resto, sono un’ottantina. Abuso d’ufficio, corruzione, mala gestio. Difficile bollare tutto come mediatico.

Il j’accuse di Scimeca: “Io lo dissi alla Saguto: qui, questa volta, ci sparano”

A testimoniare poi, contro la “signora dei sequestri”, c’è uno dei suoi amministratori giudiziari. Si chiama Alessandro Scimeca e, col tempo, è diventato uno dei principali testi dell’accusa. Scimeca racconta di un maxidebito. Un maxidebito che la giudice-imputata deve al supermercato Sgroi, sottratto alla mafia nel 2008. Un debito che, negli anni, lievita in modo preoccupante, mentre Scimeca lascia alla Saguto il beneficio del dubbio. “Mai avrei pensato che la dottoressa Saguto non pagasse il conto”, afferma il commercialista. Eppure, i 10mila euro del 2010, quattro anni dopo sono diventati quasi 20mila. “Andavo dalla Saguto”, riprende Scimeca che, al Tribunale, racconta di quando la giudice-imputata continuava a sostenere che avrebbe provveduto. Poi, la storia del supermercato Sgroi si fa sempre più interessante e il racconto del commercialista prosegue, improvvisamente pieno di colpi di scena. Scimeca non vuole macchiare il buon nome della ex-presidente, per questo mette sul brogliaccio dei debitori il nome del marito, Caramma. Il pubblico ministero è sorpreso. “Non le è mai venuto in mente di bloccare la spesa?” Ma Scimeca alza le mani: “Non avrei mai immaginato che non pagasse”. Eppure, nuovo coup-de-théâtre, la Saguto invece di pagare chiede al suo commercialista un prestito. E Scimeca accetta. 12mila euro. 12mila euro che, a Scimeca, nessuno ha mai restituito. Dopo il boom di accuse, il resto del debito (almeno) è stato pagato. Il pm, intanto, incalza il teste: “Oggi è timoroso?”. Scimeca abbozza un sorriso e fa per parlare: “Abbastanza nervoso, grazie”. 

Segue ogni singola parola, Silvana Saguto. Immobile, fiera, quasi serena. Parla, ogni tanto, con i suoi avvocati. Sono Ninni Reina, Antonio Sottosanti e Giulia Bongiorno. Sì, quella Giulia Bongiorno che oggi è ministro della Pubblica Amministrazione. Eventuali incompatibilità, infatti, saranno valutate. Ad ogni modo, l’udienza prosegue. Voltata la pagina Sgroi, si apre il capitolo Scammacca. Ѐ l’agosto del 2015. Scammaca è il cognome dell’ex prefetto di Messina. E il caso riguarda suo figlio Stefano che Silvana Saguto chiede a Scimeca di assumere. Anzi, pretende che Scimeca lo assuma con uno stipendio d’oro da 450mila euro annui. Nemmeno a dirlo. A quel punto, l’amministratore si oppone. “Non si può assumere, non ha proprio le competenze”, dice alla Saguto. E riporta le parole precise: “Qui stavolta ci sparano”. Infatti, sono i giorni caldi questi. I giorni delle inchieste sui beni sequestrati. Intanto, in aula, l’ex presidente – destituita dal CSM – continua ad ascoltare. “Ho lavorato una vita per la giustizia”, ha affermato con convinzione, poco prima. Ma sta volta saranno altri giudici a stabilire per quale giustizia.

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