Migranti, Salvini blocca l’Open Arms. Fico: “I porti non li chiuderei”

di Redazione

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Migranti, Salvini blocca l’Open Arms. Fico: “I porti non li chiuderei”

| sabato 30 Giugno 2018 - 16:07

Cinquantanove migranti (50 uomini, cinque donne e quattro minorenni) a bordo di un barcone in difficoltà sono stati soccorsi a largo delle coste libiche dalla nave Open Arms di una ong spagnola. Il comandante dell’imbarcazione ha subito comunicato l’intenzione di dirigersi verso le coste spagnole. Ma la linea del ministro dell’Interno e vicepremier Matteo Salvini non cambia: “La nave Open Arms (ong spagnola) si è lanciata poco fa verso un barcone e, prima dell’intervento di una motovedetta libica in zona, ha in tutta fretta imbarcato una cinquantina di migranti”.

Questa nave si trova in acque Sar della Libia, porto più vicino Malta, bandiera della Spagna – continua Salvini – Si scordino di arrivare in un porto italiano. Stop alla mafia del traffico di uomini: meno persone partono, meno muoiono”. Ma non tutti nella maggioranza sembrano essere in linea con la posizione del leader leghista.

Caos Migranti, scontro al vertice tra Salvini e Fico 

È il caso del presidente della Camera Roberto Fico che, dopo la visita all’hotspot di Pozzallo, afferma: “Io i porti non li chiuderei. Come terza carica dello Stato dico che bisogna essere solidali con chi emigra, che le loro sono storie drammatiche che toccano il cuore. Tocca all’Europa farsi carico di questa emergenza, non solo all’Italia, e bisogna tirare fuori gli estremismi perché la solidarietà si fa insieme. Se questo è un approdo, deve essere un approdo europeo – conclude Fico – Se l’Europa tutta insieme deve farsi carico dei flussi migratori, l’Italia che si trova al confine con il Mediterraneo non può però tirarsi indietro ed è qui che vanno aiutate le persone”.

E il vicepremier Di Maio prova a gettare acqua sul fuoco: “Il governo è compatto sulla linea in tema di immigrazione. Nessuno ha mai chiuso i porti, abbiamo chiuso alle ong che non rispettano le regole. Quelle di Fico sono dichiarazioni del presidente della Camera. Le rispettiamo, ma non è la linea del governo”.  

“Un suo punto di vista personale- ha contro-replicato il ministro dell’Interno, Matteo Salvini – Divergenze? Non siamo in una caserma, è giusto che ognuno esprima le proprie idee. Poi i ministri fanno i ministri. E quindi le scelte sono quelle che gli italiani stanno toccando con mano da quasi un mese”.

Accordo migranti, la delusione di Di Maio e Tajani 

Intanto infiamma il dibattito attorno all’accordo raggiunto al Consiglio europeo e subito finito al centro di una disputa internazionale. Luigi Di Maio avverte: “Diamo venti miliardi di euro all’anno all’Unione; se questi signori dopo aver firmato un documento, lo smentiscono a qualche ora di distanza, vuol dire che forse dobbiamo rivedere quei venti miliardi, visto e considerato che non appena si ottiene un mezzo risultato questi altri Paesi subito fanno un passo indietro: forse così saremmo ancora più convincenti, visto e considerato che il tema del veto e del porre il veto vedo che preoccupa”.

Anche il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani non nasconde la sua delusione: “L’unità dell’Europa è a rischio. L’unico elemento positivo è che si è avuto un documento comune, che però non dà risposte positive all’Italia se non per il risultato ottenuto dal Parlamento europeo, quello cioè di far decidere dal Consiglio la riforma del diritto di asilo entro la fine dell’autunno. Siamo riusciti cioè a far inserire la riforma di Dublino sul diritto d’asilo, una buona base di partenza che riesce a coniugare fermezza e solidarietà tra Stati”.

Pochi anche i finanziamenti “per bloccare i flussi migratori”. “La strada da percorrere è quella di fermare i flussi migratori alla partenza, in Nord Africa, motivo per cui all’Europa abbiamo chiesto sei miliardi di euro, ma sono stati concessi 500 milioni, quindi un dodicesimo – conclude Tajani –  Ricordo che per bloccare i flussi provenienti dalla Turchia, cosa che ha riguardato anche la Puglia, erano stati investiti sempre sei miliardi. Lo stesso bisogna fare con il Nord Africa”.

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