Immondizia, se la raccolta non funziona la Tarsu va ridotta

di Paola Chirico

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Immondizia, se la raccolta non funziona la Tarsu va ridotta

| mercoledì 11 Luglio 2018 - 16:01

La Tarsu può essere pagata con una riduzione del 40% per cittadini ed imprese che subiscono un disservizio “grave, protratto  e tale da avere fatto scattare l’allarme sanitario, indipendentemente dalla responsabilità o meno dell’amministrazione comunale”. È quanto stabilisce la sentenza della Cassazione  22531/2017 emessa in in accoglimento  del ricorso presentato dall’Hotel Britannique di Napoli.

Quello dell’emergenza rifiuti è un problema sempre più al centro dell’attenzione mediatica. Lo testimoniano le immagini che ormai all’odine del giorno immortalano cassonetti colmi oltre ogni limite, strade sporche e cumuli di sacchetti di spazzatura abbandonati sui marciapiedi. Al punto che viene da chiedersi a che serve pagare la Tari, la tassa sui rifiuti. E, infatti, qualcuno se l’è chiesto. E si va facendo strada con chiarezza il concetto giuridico secondo il quale il pagamento della tassa deve essere legato all’ effettivo espletamento del servizio. In parole povere, se l’immondizia resta nei cassonetti o per strada, il contribuente ha diritto a una riduzione della Tari, se non a una sua totale decurtazione.

Cassonetti pieni, imposta dimezzata

Sentenza storica, ma l’emergenza rifiuti in Italia  fa scattare i tagli della Tari addirittura della metà : infatti, la Commissione Tributaria Provinciale di Roma con la sentenza n. 6269/41/2018  ha dato  ragione ad un l cittadino al quale, accertato il disservizio subito, è stata riconosciuta la decurtazione del 50% .con la  sentenza n. 6269/41/2018, : una sentenza storica  destinata a cambiare il rapporto tra contribuente ed amministrazione locale.

Tutto inizia nel lontano 2012 quando un cittadino di Roma inizia a protestare per il fatto che il servizio di raccolta dell’immondizia nei pressi della sua abitazione fosse “del tutto inidoneo e irregolare”. Fotografie alla mano, denunciava “un grave disservizio sia per la mancata raccolta dell’immondizia, e sia per la posizione con cui erano stati collocati i cassonetti nelle immediate vicinanze della propria abitazione e in dettaglio davanti alla propria finestra, creando un’inevitabile situazione di carenza igienico-ambientale”. Un iter lungo e complicato fino al  2017 quando il contribuente decide di aprire un contenzioso fiscale con il Comune, chiedendo esplicitamente che la Tari gli venga dimezzata a fronte appunto dei disagi subito.

A mettere la parola fine ci ha pensato la Commissione tributaria provinciale di Roma con la sentenza n. 6269/41/2018  dà ragione al cittadino al quale, accertato il disservizio subito, è stata riconosciuta la decurtazione del 50% della Tari.

Finita la pacchia

“I Comuni si rendano conto che la pacchia è finita ed i servizi fatti pagare ai cittadini devono essere svolti con puntualità e correttezza a pena del rimborso, come nel caso della raccolta e smaltimento dei rifiuti” . È questo il parere del Movimento Difesa del Cittadino  che manifesta la più viva soddisfazione per la Sentenza della Commissione Tributaria Provinciale di Roma secondo cui, in caso di grave disservizio nella raccolta dei rifiuti comprovata da diffide scritte al Comune ed alla azienda incaricata del servizio, unitamente a rilievi fotografici, il contribuente ha diritto ad una riduzione della tariffa dovuta pari al 50%. Insomma, un precedente sicuramente importante destinato a cambiare il rapporto tra contribuente e amministrazioni locali che dà speranza ai tanti cittadini stanchi di dover subire disservizi senza averla mai vinta anche se l’auspicio più grande resta quello che i servizi dovuti al cittadino possano funzionare quotidianamente nel modo giusto a prescindere da iniziative di reclamo, lunghe anni.

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