La visita di Trump in Europa

di Giuseppe Citrolo

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La visita di Trump in Europa

| giovedì 19 Luglio 2018 - 09:29

La visita di Donald Trump in Europa ha lasciato un campo di macerie nei rapporti atlantici. I partners dell’Unione Europea, gli alleati Nato e coloro che ancora credono in una relazione speciale fra Regno Unito e Stati Uniti sono preda dello sbigottimento di fronte al vandalismo diplomatico di The Donald. Il presidente Usa si è invece mostrato del tutto a proprio agio nell’incontro con Vladimir Putin ad Helsinki, alimentando ancora una volta il forte sospetto di trovarsi meglio con dittatori dotati di armi nucleari che con i leaders eletti delle democrazie liberali che sono state le migliori amiche dell’America nel mondo post-1945.

Paradossalmente quest’atteggiamento statunitense di unilateralismo e chiusura nazionalistica potrebbe dare una salutare sveglia ad un’Europa troppo spesso incapace di iniziative autonome ed in perenne attesa di ‘Mamma America’. I leaders europei devono assolutamente cercare di difendere, in un momento internazionale molto difficile, un ordine globale basato sulle regole, cercando ovviamente anche la collaborazione di altri partners. Su molte questioni, dal commercio al cambiamento climatico al ruolo delle Nazioni Unite, l’Unione Europea ha più in comune con Canada, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud e con i grandi mercati emergenti di Cina, India, Brasile, Turchia e Messico che con questa amministrazione statunitense. I politici europei non possono più nascondersi dietro la speranza che gli Stati Uniti presto ritorneranno alla ‘normalita’’.Donald Trump considera le alleanze una seccatura e detesta le convenzioni diplomatiche e le regole del commercio internazionale. La sua velata minaccia di abbandonare la Nato se i governi europei non alzeranno immediatamente le spese militari deve essere presa sul serio. L’Europa non può più permettersi di vivere nell’eterna illusione che gli Usa saranno sempre li’,pronti a difenderla con il proprio ombrello collettivo. Trump potrebbe restare al potere per altri 6 anni.

La vecchia guardia pro-europea nei Dipartimenti di Stato e della Difesa, nel Congresso e nel mondo imprenditoriale americano appare incapace di fermarlo o almeno contenerlo. Il presidente americano, nel corso di questo suo viaggio nel vecchio continente, si è comportato come se l’obiettivo strategico degli Usa fosse ottenere un cambio di regime non a Mosca o Pyongyang,ma a Berlino e Londra. Ha provato a destabilizzare politicamente Angela Merkel, Theresa May e l’intera Unione Europea rispettivamente con attacchi alle politiche migratorie, critiche alla ‘Soft Brexit’ e lodi ad autocrati anti-europei come il turco Erdogan. Di fronte a questi attacchi, è tempo di un sussulto di dignità da parte dei leaders dell’ Unione Europea: devono dimostrare all’opinione pubblica mondiale che un mondo basato su un pacifico multilateralismo è possibile, anche con un’amministrazione americana ostile. Servono urgentemente nuove iniziative in campo ambientale, cercando la collaborazione dei giganti industriali asiatici come Cina, India, Giappone e paesi dell’Asean; in campo militare serve un’Europa che finalmente abbia un’autonomia strategica dagli Usa e le capacità di intervenire in maniera rapida ed efficiente in teatri di crisi come il Sahel ed il Medio Oriente. Insomma, la fine della Pax Americana potrebbe rivelarsi un’opportunità per un’Europa troppo abituata a guardarsi l’ombelico.

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